PETROLIO  "L+esistenze"
   (2018 )

Una sommatoria di vissuti artistici ed un arsenale di suoni incamerati, è l’esatta soluzione dell’addizione fornita dai Petrolio in “L+esistenze”, col geniale apporto di Jochen Arbeit (Einstürzende Neubauten), Fabrizio Modonese Palumbo (( r ), Almagest!), Aidan Baker (Nadja), Sigillum S, MaiMaiMai e N Ran. Non un semplice album di suoni raffazzonati, bensì, una ricercata identità tramite suoni a lungo meditati. Il Deus-ex-machina di tutto ciò è Enrico Cerrato (già con gli Infection Code, Moksa e Gabbiainferno). Dando seguito a “Di cosa si nasce” dell’anno scorso, decide di aprire questa seconda prova con il paranoico gracidare di “Ne truez pas les anges”, con fitti boschi di sound allarmistico e fautori nel gelare subito l’atmosfera dell’album. Il grattare sintetico ed ipnotico di “Le maladie comune” è la summa dell’angoscia eloquente che alberga nelle nostre anime, mentre l’effettistica abrasiva di “Flesh fet” disegna un delineato territorio spettrale. Petrolio è nero, come la pece, il catrame o come un black-out causato da fili scoperti con circuiti elettrici non a norma, l’alienazione a fendere la sinapsi. Dopo il percussivo “masticare” di “L’eterno non è sempre”, non tarda a virare in stridule lande labirintiche. Invece, “Ceralacca e seta” ha plot orrorifico ed incubo a portata di mano, in compagnia di voci maligne e cospirative. “Heilig van blut” è la follia assoluta, il baratro neuronico, l’allucinazione serpeggiante: una sorta di “On the run” di Pink Floydiana memoria. Sullo sfondo di organi solenni, “Wood and the leaf rite” è un indesiderabile passaggio di transizione, e “Ojos eyes and l’ecoute” è l’estraneazione paralizzante, il culto del tampinamento cerebrale senza uscita, con tastiere echeggianti e fluttuazioni acide. Non pensiate che la chiusura del disco sia un irrisorio “Vuoto a perdere”: piuttosto, non fa sconti all’esistenza, con frenetico vociare incrociato ed una e-drum incalzante ed impietosa che vessa a fior di pelle. Per navigare il fiume nero di “L+esistenze”, servirà una barca fosforescente: sono acque oscure, melmose nella notte fonda, l’oblio che incombe sul cuore, l’anta che eclissa il sole introspettivo. Però, sporcarsi con questo Petrolio, è una distopia necessaria per impattare e poi gestire paure e terrore con più lucida co(no)scienza. (Max Casali)