LAGS  "Soon"
   (2019 )

Da Roma ritornano i Lags con un nuovo album energico: “Soon”. Il post hardcore della band strizza l’occhio all’indie punk, puntando l’aggressiva voce sempre in direzioni melodiche. Testi seri ed introspettivi, come quello del primo, agitato singolo “Knives and wounds”: “I am my own fears, that’s what I’ve become. Now I am the ghost that always scares me the most”. L’energia sprigionata non diventa mai un semplice punk grezzo, poiché non si usano quasi mai power chords, ma anche accordi ed armonie di settima, ricordando le sonorità della scena alternativa di inizio millennio, come in “Echoes”, che a metà arresta la propria corsa per diventare un andante. Ma i bpm tornano spediti con “Showdown”, con l’ansia sincera espressa nel testo: “We’ll never get first, I will never get first”. Questa frustrazione di non arrivare mai, di perdere sempre nelle competizioni, torna anche nella bonus track finale in italiano “Il podista”: “E non arrivi mai primo, sei sempre secondo a quello che non sarai mai”. Si sentono anche tempi dispari (7/4) alternati al 6/4 (frequente nei brani di quest’album), in “The Bait”, cantando di un rapporto non proprio equilibrato: “Oh my dear, what have I done? I spent my life down serving you”. Una bella pasta di chitarra si può apprezzare nelle strofe di “Magic bullet”, altra deflagrazione coinvolgente. Una batteria con groove caratterizza “Second thoughts”, ma torna la velocità in “What it takes”, dove torna ripetutamente un concetto inquietante: “We started a war”. “Accepting” mantiene la drammaticità nel sound, quasi in stile Placebo, mentre la voce continua ad esaminare la coscienza: “Reflecting on your own faults”. Infine c’è un approccio più riconciliante e quasi amichevole, nel suonare “I still remember”, con gli arpeggi maggiori, che è un po’ la loro “Summer’s end”, se pensiamo ai Foo Fighters. Solo che la voce torna urlante nel refrain. Un bel sound quello dei Lags, che può essere apprezzato da ascoltatori di diverse età e riferimenti musicali. (Gilberto Ongaro)