ALAN PARSONS  "The secret"
   (2019 )

Tutto parte dalla prima traccia, che in italiano si traduce come “L’apprendista stregone”: difficile che, toccati i 70 anni, il nostro A.P. possa essere definito apprendista, ma stregone, ecco, ci stiamo sempre dentro. Da una vita dietro la consolle (anche se, di recente, ha spiegato come “l’eccesso di lavoro in studio sta distruggendo la musica”), ma anche davanti e con successo, benchè i tempi d’oro del Progetto siano svaniti: normale, perché i suoi lavori a metà tra il pop e il progressive, negli ultimi, diciamo, 25 anni, non è che abbiano potuto trovare terreno fertile su un mercato che è andato da tutt’altra parte. E allora, come sempre in questi casi, dove va a parare una creazione come questa? Molto semplicemente: se siete giovincelli, cambiate aria, perché si farebbe troppa fatica a spiegare la faccenda, e forse anche voi, di fatto, alla prima mia parola (o alle prime note), vi infilereste uno di quegli aggeggi elettronici nelle cuffie cercando un qualche trapper o come cavolo si chiamano. Altrimenti, se anche solo una volta avete ascoltato “Eye in the sky” o “Don’t answer me” e vi siete fermati per approfondire, allora forse, chissà, troverete qualcosa di interessante. Chiaro, che a far quadrare il cerchio sarebbe servita qua e là la storica voce di Eric Woolfson, ma lui, oggi, al massimo potrà essere da qualche parte, in cielo, ad ascoltare. Su pianeta rimangono altri vocalist, tra cui Jason Mraz e Lou Gramm dei Foreigner, a cesellare le solite armonie di A.P., ciondolanti tra l’hard rock e il sinfonico orchestrale come ai vecchi tempi. E’ normale, alla fine, che ci sia un po’ di appesantimento: non siamo più abituati a lavori come questi (che, curiosità, arriva a 15 anni dall’ultimo prodotto del Nostro), e forse non resterà negli annali come quei bei dischi a tema di ormai quasi 40 anni fa. Però, ogni tanto, anche sentirci “Old and wise”, come si cantava nel Paleocene, male non fa. E “The secret” ci permette di esserlo, e quindi basta e avanza. E, un consiglio: fosse possibile, sarebbe da ascoltare su vinile, come appunto ai vecchi, vecchi tempi. (Enrico Faggiano)