MOONIRIC  "Banquet of melancholy"
   (2019 )

E’ intriso d’intenso fascino evocativo la nuova proposta discografica di Mooniric (la trevigiana Lunaria Wistful). Cantante, insegnante di musica, vocal coach: un’artista a pieno titolo che, con “Banquet of Melancholy”, elargisce suggestioni in sequenza eterea, con un’ammaliante sciame sonoro che induce all’incantesimo, immersi in madre Natura, tanto protettiva quanto inafferrabile nel suo mistero. La capolista “Nothern lights” scorre leggiadra con inserti aulici che rafforzano una discreta ritmica per predisporci al sogno, in parallelo con gli splendidi panorami terrestri del relativo videoclip, mentre “Savage woman”, “Awakenings” e “Light and dark” sono vetrine ideali per evidenziare l’imponente tecnica canora di Lunaria, tra dinamismo oniric-pop e fascinose ponderazioni. Invece, con un’elettronica minimale, “When I close my eyes” concede quell’immediato rapimento sensoriale che desta fluttuazioni in assenza di gravità. “The change” e “Born from your love” intensificano lo smarrimento di trovarsi in notturni boschi immaginifici, in un concentrato cupo di quadretti estasianti e ricordi che corrono a fior di pelle, e da qui capisci che l’oscura foresta d’alberi è l’habitat naturale di Mooniric, la quale pianta le sue “Roots”: radici tenaci che si nutrono di humus vocale, pronte ad espandersi sulla superfice boschiva. Poi, “Ego-Ego” sembra uscita dalla fusione con una gothic-band, con tipici graffi chitarristici, mentre “Silence” ci consegna una Lunaria più contemplativa, con risvolti d’ugola sia pur malinconici ma più “terrestri”. Il suggerimento, quindi, è quello di non declinare l’invito al “Banquet of Melancholy”: un desco elegantemente apparecchiato dalla Nostra per desinare sublimazioni evasive, nel quale il concetto di tempo non è più visto come un nemico frenetico che scorre impietoso ma, piuttosto, come un alleato che rallenta il suo scandire per avallare, nell’oscurità ponderativa, 12 essenze sognanti intarsiate nel benessere malinconico. (Max Casali)