THOMAS ANDERS  "Ewig mit dir"
   (2018 )

Dura, la tua vita. Quando sei storicamente visto come il moro dei Modern Talking, la voce immortale che ha venduto a 8 zeri, e che da solo, però, ha sempre fatto una grande fatica. Perché hai il tuo genere fin troppo soft, educato, garbato, tanto che nel tuo sito ti autodefinisci “Il gentleman della musica”. Ma che, come discografia extra duo, vieni accolto da eroe solo in qualche paese dell’est e nemmeno a casa tua, in Germania, sei acclamato. Negli ultimi tempi ti sei messo a cantare in tedesco, forse come ennesimo tentativo di distaccarti dal passato, ma il prodotto è sempre lo stesso: carino, garbato, biodegradabile. Sanremese, diremmo in Italia, nella peggiore delle accezioni. E “Ewig mit dir” non è diverso dalle cose precedenti: si ascolta, la voce è riconoscibile, ma nessuna vera voglia di tornare a riascoltarlo. La classica musica da sottofondo nei centri commerciali, per dire, a mò di quel tizio nel film “Scrivimi una canzone”. E forse ti è capitato pure questo. Tu che fai un concertino nella piazza centrale di un ipermercato, e attiri l’attenzione della tua attempata fan degli anni '80 che per un attimo si distrae dall’acquisto delle spigole e dei sedani per correre a sentirti. E dopo un attimo ti chiede di ricantare “You’re my heart you’re my soul” e “Cheri cheri lady”, perché ‘ste cose nuove qua non le conosce e non sa nemmeno lei, se le vuole conoscere. E tu le ricanti, anche perché nel frattempo si è messo a ricantarle perfino il tuo socio dei Modern Talking, quello che ha fatto i miliardi producendo e facendo TV, che però di voce non ne ha. E alla fine ti rendi conto che, per l’ennesima volta, i bisnipoti hanno maggiore successo dei figli legittimi, e te ne devi fare una ragione. (Enrico Faggiano)