BANTOU MENTALE  "Bantou Mentale"
   (2019 )

Nel disco d’esordio dei Bantou Mentale, che, oltre al produttore Doctor L, contiene ex membri di Staff Benda Bilili, Konono No. 1, Jupiter & Okwess e Mbongwana Star, il suono di Kinshasa incontra il ricco sottobosco parigino. Il 10ème arrondissement è l’ecosistema nel quale questo approccio musicale cresce e si sviluppa. La world music incontra il pop, l’elettronica e l’hip-hop francese, dando vita a un album originale e godibile.

Bantou Mentale, appena uscito per Glitterbeat Records, si apre con due frenetiche maratone, “Zanzibar” e “Hallelujah”, che subito dimostrano che tipo di direzione il supergruppo ha deciso di imboccare. C’è la world music più energica e melodica, c’è una certa sperimentazione elettronica, ci sono virtuosismi vocali, ci sono cori caldissimi. Tre uomini neri, uno bianco, questa è la band Bantou Mentale, sembrano affollare un locale parigino oscuro e pienissimo, avvolto nel fumo di effetti visivi e di sigarette, dove la gente prova a liberare il proprio corpo attraverso una danza scatenata. L’album inizia con quest’atmosfera e convince sin dai primi pezzi.

“Boko Haram” e “Papa Jo” abbandonano per un attimo il lato puramente dance e continuano le sperimentazioni elettroniche, sempre adatte, però, a una danza frenetica, che rendono il genere ancor più difficile da definire. Cori entusiasmanti, voci che sembrano provenire da altri tempi e ritmi ostici ipnotizzano l’ascoltatore. “Suabala” e “Chateau Rouge” proseguono il discorso: nel nostro metaforico club parigino ci sono sempre più spettatori, quello che la band sembra voler perseguire è la creazione di un suono che ci connetta alla madre terra, un suono sanguigno e violento che predica pace. “Chateau Rouge”, in particolare, amplia ulteriormente le vedute del disco, mentre “Syria” e “Bakoko” continuano a tessere una rete di influenze, ricami e richiami sottili e graziosi.

I momenti maggiormente ritmati si mescolano perfettamente con quelli più sperimentali e con quelli più world music. Così “Magnifique Maestro” prova a conciliare tutte le tendenze e sembra procedere con una sicurezza e una potenza magmatiche e potentissime, “Boloko” prova addirittura a citare gospel e folk, “Yoka Chagrin” splende come un diamante e la chiusura “Sango” passa in rassegna tutte le diverse tendenze, rappresentando una summa appassionata e coerente. I Bantou Mentale, band appena nata di veterani pieni di talento, rappresentano una splendida scommessa vinta. (Samuele Conficoni)