ANIMATRONIC  "Rec"
   (2020 )

L’animatronica, per lo più nell’industria cinematografica e d’intrattenimento, è una particolare tecnologia che utilizza componenti elettronici e robotici per dare autonomia di movimento a pupazzi meccanici. Nell’estate del 2018, Luca Ferrari dei Verdena, insieme al chitarrista Luca “Worm” Terzi ed al percussionista Nico Aztori (qui in veste di bassista), iniziano un certo sodalizio di jam estive, nel tempo libero, in esito alle quali creano, forse inconsapevolmente, un mostro musicale animato che si esprime nel linguaggio del math-rock/prog/metal. Che si agita e si dimena come un ossesso ed emette un magma di ritmi intricati e suoni visionari. Con una concretezza, sfrontatezza e solidità quasi antica, assemblata e condita da una componente freak e visionaria, che rende il tutto assolutamente contemporaneo. Dalle sessioni estive del 2018 viene fuori un compendio sonoro di 15 brani strumentali, della durata complessiva di 50 minuti, interamente registrato su nastro analogico, old-style, in presa diretta e sotto la supervisione dell’altro Verdena-fratello Alberto Ferrari. In questo sunto spicca la complessità affascinante e catturante di “Crossing”. Un brano che è un pienone di contrattempi, ritmi serrati, colpi a segno, ispirato da un certo prog metal, presente e concreto, di cui si sentono le vibrazioni dei battiti anche tappandosi le orecchie, attraverso l’aria compressa sprigionata dalle casse. Lo stesso vale per “Formula”, col suo inizio tratto da un vecchio 45 giri con tanto di impurità sul vinile, contrassegnato dalla esplicata didascalia “auto-sprint”, che poi dà il via ad un brano abbastanza sostenuto e frenetico, chitarristicamente e batteristicamente parlando. Anche “6SBARRE S.A.S.”, oltre al titolo enigmatico, ha una particolare prima parte in cui accade di tutto, con tom/timpani/fraseggi chitarristici e battiti sincronizzati e volutamente fuori tempo, fino all’esplosione rock-metal, a metà strada tra Motorhead e Mastodon. Ma è la triade introduttiva dell’album (“Teddy Red & Jenny Ride”, “Fl1pper#” e “La7”) che mette da subito le cose in chiaro con l’ascoltatore, delineando il terreno minato con confini di pietra. E l’ascoltatore si sentirà assalito, in primis, dalle frenesie tamburistiche di un Luca Ferrari, mago dei fusti, tecnico e percussivo, col colpo e l’estro giusto, con la foga di comunicare quante più cose possibili dai suoi tribali, associazioni di snare/crash e coi suoi giochi di tom/timpano/drumbass sempre in prima linea. Anche nell’accompagnamento delle affascinanti acrobazie a fraseggi chitarristici di “Fl1pper#”; quelle che sembrano aprire infiniti orizzonti visivi, con l’ausilio della guitar in distortion dell’altro Luca “Worm” Terzi. Potenza della comunicazione visivo-musicale. Poi i successivi “Tin Tin”, con un tema che sa molto di Metallica versione “Saint Anger” o “Death Magnetic”. “In cubo”, con le sue incursioni lente al limite dell’incubo psichedelico, seguito da un risveglio frenetico e disperatamente veloce. Sembra davvero dovuto al fatto di non aver sentito la sveglia suonare in tempo. “Ghostrek” è l’attimo melodico e sincopato, prima della piacevole follia rock metal di “Zabran”. Mentre l’altro momento melodico, “Seitan”, dai bpm scanditi in lontananza dal charleston, sembra un salto dal trampolino nel successivo “Fuori di nastro”. Un contest sonoro dal bel tiro ritmico, che sembra quasi sconfinare nell’illusione funky. Solo però fino al momento in cui l’animatronicità che anima il mostro robotico dei nostri tre si risveglia e distrugge il ricordo della suddetta illusione. E non finisce certo qui. C’è “Fankil?”, che sembra prodotto appositamente per musicare qualche lunga scena cinematografica con inseguimento tra auto, in un film rocambolesco polizesco, con tanto di scontro finale. Dopo lo scontro potrebbe continuare per un altro po' con “DCP”, altro brano a base di puro metal e mazzate dietro la nuca. Per poi terminare il viaggio con “Tronofobia”, in cui la batteria sembra assumere il metodo stilistico e le rullate all’impazzata di Brann Dailor dei Mastodon. Forse al fine di rendere più credibile un brano-saluto, ch’è una meteora sfrecciata a velocità supersonica. Cioè, qui il suono viene definitivamente superato. Ma sarà solo il presupposto per continuare questo viaggio animatronico in qualche altra dimensione sperimentale musicale. Chissà se il prossimo album degli Animatronic non viaggerà a velocità così sostenuta da non poter neanche materializzare il suo flusso. Chissà poi da quale altra dimensione animatronica proverrà. Forse è il caso di stabilire un contatto da subito. Forse è il caso che i nostri animatronici artisti inizino un’altra jam estiva, casuale, magari già nel 2020. (Vito Pagliarulo)