JON HASSELL & FARAFINA  "Flash of the spirit"
   (2020 )

Tra jazz, elettronica e world music ecco l’arte musicale dello sfuggente ed iconico Jon Hassell. Non trombettista, ma artista della tromba. Ricompare con un classico album ristampato e rimasterizzato per la prima volta da quando fu realizzato, nel 1988. E’ un Hassell innovatore, sperimentatore, ricercatore di sonorità, ancora adesso oggetto di studi musicali. In questo contesto si affianca all'ensemble dei Farafina, ed è qui che si opera una fusione emblematica tra ritmi africani dal Burkina Faso e paesaggi sonori, densi di misteri ambient. Coprodotto da Brian Eno e Daniel Lanois, ''Flash of the spirit'' (appena uscito per Glitterbeat Records) è una release nata in maniera un po' travagliata. Circolano infatti versioni di come Hassell, da outsider, dovette scivolare con stile all’interno del mondo dei Farafina, gruppo affermato dal 1978, giacché quest’ultimo nutriva più di qualche dubbio in merito alla suddetta collaborazione, essendo poco avvezzo a quel tipo di novità. Una volta in studio iniziò poi a materializzarsi il suono adatto e gli otto membri della band – che avevano già collaborato con i Rolling Stones e Ryuichi Sakamoto – portarono le loro lunghe sessioni, coi loro trucchi virtuosi e melodici, ad intrecciarsi creativamente con la tromba e le tastiere digitalmente elaborate di Hassell. Era il confronto con la sperimentazione del maestro. E fu una scoperta dello stesso maestro, tale da fargli affermare di essere molto più interessato a vedere una band africana che scopre l’elettronica che non una band occidentale che scopre la musica africana. Chiaro elemento di come il Sud del mondo rappresenti per Hassell una parte incontaminata ed affascinante, ancora misteriosa e soprattutto più umana. E’ infatti da qui che nasce il concetto della "coffee-colored classical music of the future". E’ un sound annebbiato, misterioso, contaminato, che sovrappone ed intreccia le sofisticate sperimentazioni trombettistiche con i ritmi e le danze tribali. E’ una commistione di strumenti tradizionali con musica elettronica sperimentale, e il prodotto trascende e sconfina in un luogo parallelo tra jazz, avanguardia classica, ambient e profonda tradizione ritmica [“Flash of the Spirit (Laughter)”, “Night Moves (Fear)” e “Air Afrique (Wind)”]. Con “Out Pours (Kongo) Blue [Players]” l’iconica tromba viene sommersa da effetti elettronici sperimentali su un tappeto ritmico in lontananza, nella creazione di un certo ambient misterioso intento a comunicare qualcosa di non facilmente decifrabile (a partire dal titolo), ma sicuramente istintivamente afferrabile. Con “Kaboo (Play)” pare raggiungersi la riedizione sonora di qualche canto tradizionale africano. E con “(Like) Warriors Everywhere (Courage)” è il turno di una ritmica incalzante ed ossessiva, capeggiata da una tromba dalle sonorità sorprendentemente jazz. Sembra un brano con tribale africano ed un brano d’improvvisazione jazz suonati all’unisono, seguendo un’unica direzione emotiva. Con “Dreamworld (Dance)” e “Tales of the near future (Clairvoyance)” c’è un assemblaggio di suoni più intensi e ripetuti, carichi di reverberi e delay, anche con leggeri incrementi di ritmo. Talvolta l’immagine tratta dai suoni è quella di una giungla circostante con tribali in lontananza e, subito dopo, con strani effetti riportanti il tutto ad una realtà più moderna. Quasi a consentire di entrare in un certo immaginario, senza tuttavia permettere di esserne sommersi. “A Vampire Dance (Simmetry)” riprende in lontananza un tema tradizionale africano già introdotto dal precedente “Kaboo (Play)”, quindi stravolgendolo con l’accelerazione oltremodo della ritmica. Con la tromba sotto effetti elettronici; sonora fino quasi al delirio. Terminando con “Masque (Strenght)” e con i suoi 11min e 43sec di ossessiva mescolanza di suoni, tutti paralleli ed alla fine tutti incrociati verso il gran delirante finale e poi verso lo spegnimento graduale di tutti gli scenari. E’ un album cult, questo di Hassell e Farafina. Solo per ascolti pronti ad auto-concedersi il rapimento emozionale da sperimentazione sonora. Alla sua prima uscita mostrò di non avere chiari paralleli per suoni così avvolgenti e complessi, e ancora oggi suona così affascinante, vibrante e non facilmente decifrabile. Tuttavia “Flash of the Spirit” rimane una chiara testimonianza sia dell'influenza che Hassell ha esercitato sulla musica contemporanea, sia del tradizionalismo lungimirante dei Farafina, uno dei grandi gruppi ritmici dell'Africa occidentale. Un album che è una vera pietra miliare della musica sperimentale. (Vito Pagliarulo)