KREDA  "Crest"
   (2020 )

“Crest” è l’EP di esordio del progetto Kreda. Una fantomatica ensemble anglo-slovena di musicisti ed artisti che elabora un pop sperimentale, elettronico, dalle tonalità cupe e dedite alla sonorizzazione di atmosfere rispecchianti, virtualmente, la realtà odierna, composta dai vari drammi quotidiani. La band è composta da Mina Spiler, già componente dei Leichbach, band slovena che nel film documentario “Liberation Day” del 2016, varcò per prima i confini della Corea del Nord e sfidò il totalitarismo nordcoreano, prendendo parte ad una iniziativa ivi certamente sovversiva quale può essere un concerto rock. Altri componenti del progetto Kreda sono il musicista contemporaneo Matevz Kolenc, il produttore, remixer e sperimentatore di suoni Alanstair McNeill “Yila” e l’artista e film maker Atej Tutta. L’EP in questione è anticipato dall’uscita del singolo “Emotional tides”. Primo brano tra i quattro in elenco, viene raffigurato in videoclip come una visione affascinante/inquietante di un tragitto metaforico nelle acque e tra i canali di Venezia. L’immagine femminile è secondaria rispetto alla fissità ermetica del suo sguardo, comunicativa istintivamente di qualcosa di impercettibile, inesprimibile ma evidente. Non si potrebbe provare a spiegare senza prima riflettere. Ed il fatto che la prima immagine del suddetto videoclip emerga da una intensa e duratura schermata di colore bianco, abbacinante, per poi ripiombarci dentro alla fine, fa tanto ricordare quell’analisi poetico-simbolica sul colore bianco effettuata, qualche anno fa, da Vinicio Capossela, nel suo brano-opera “La Bianchezza della balena”. Ivi, con poetica marcata, viene appunto affermato che “niente è più terribile di questo colore, una volta separato dal bene, una volta accompagnato al terrore”. Il bel lavoro fatto nell’idealizzazione del video e, in generale, nella lavorazione sarebbero stati meglio supportati se i contenuti fossero stati associati ad un altro brano dell’EP. Si parla di “Never Talk”. Il brano meglio rappresentativo e meglio riuscito di questo lavoro discografico; col suo cupo deep beat e con i suoni di bassa frequenza e con la sua lentezza ritmica e con la voce inquieta e sussurrata, avrebbe sicuramente conferito molto di più in termini emozionali ai suddetti video-contenuti. “Overlay” col suo sussurro vocale guidante, poi leggermente in crescendo, e poi ripiombante brevemente in canto ad ottava bassa, dà la fondamentale impressione sinusoidale sonora, sovrastata dal beat e da loop a presa rapida. Molto trip-hop ambient. Si incontra molto con alcuni trascorsi dei migliori Portishead. E poi “Soft Calls” che abbozza un beat un po' più spedito ma con le medesime ambientazioni, in bilico tra l‘ansia e l’angoscia (o il mistero). Dunque, si tratta di un EP di breve durata, di un assaggio di quello che questa ensemble di artisti potrebbe realizzare in futuro. Ed il fatto che ci siano brani significativi, appunto come “Never Talk”, con le sue cupe ma sane ambientazioni, lasciano ben sperare circa i frutti che potremo raccogliere, in futuro, dall’albero Kreda. (Vito Pagliarulo)