CLEMIX  "Non merci"
   (2020 )

Clemix, aka Clémentine, artista belga nota per le numerose collaborazioni con artisti dell’elettronica belga e francese e anni di deejaying un po’ ovunque, dopo aver debuttato con un affascinante EP, Discobar, nel 2017 che ha portato in tour per un lungo periodo, dà alle stampe oggi Non Merci, EP altrettanto intrigante e sfrenato, pieno di idee originali ed evidente passo avanti rispetto all’esordio.

Con questo nuovo capitolo nella sua carriera, Clemix non tradisce le sue origini e le sue fonti di ispirazione; sa, tuttavia, incanalarle in direzioni spesso molto distanti tra loro, a volte persino opposte, a dimostrazione di come, da basi ampie e da una cultura enorme in fatto di musica, soprattutto elettronica, si possa costruire un apparato di ritmi, suoni e narrazioni innovativo e complesso.

In “Le prétexte”, il brano che apre l’EP, come anche nel singolo “C’est commun”, c’è tutta Clemix: l’autrice guarda agli Anni Ottanta e Novanta, alla house di Chicago e alle sperimentazioni un po’ in salsa global di certa elettronica francese recente, un pop lisergico che strizza l’occhio anche ad alcuni progetti synth americani o britannici. E si citano tanto anche Robyn, Fever Ray e tutta quella grande, formidabile scena scandinava, che tra Svezia, Norvegia e Finlandia ha regalato, in anni piuttosto recenti, artiste e artisti di grossa importanza.

“C’est commun”, brano dal quale è stato tratto anche un video in collaborazione con Benjamin Hautenauve, è ballabile, onirica e dolce, come anche “Le prétexte”, forse più graffiante. Livida e divertita risulta “Motherfucker”, questa molto vicina alla scena scandinava, mentre più posata e pacifica è “Rien du toute”, una chiusura conciliante, lisergica e sensuale. In mezzo c’è l’ottima “Mauvais plan”, convincente esperimento che sembra strizzare l’occhio maggiormente al pop continentale europeo, tra Germania, Francia e forse persino Italia. Ampliando ulteriormente le sue fonti d’ispirazione, Clemix raggiunge un suono globale e stratificato senza mai rinunciare a una potente impronta personale. (Samuele Conficoni)