SAVAGE  "Love and rain"
   (2020 )

Savage, alias Roberto Zanetti, è conosciuto nell’ambiente musicale. Proviene dalla sala regia della musica pop-dance italiana, essendo prima di tutto un produttore di successi degli anni ottanta/novanta del secolo scorso. Ha tuttavia iniziato la propria carriera quale variante di un percorso artistico intrapreso proprio col progetto Savage, nei primi anni ottanta. Con i singoli “Don’t cry tonight” e “Only you”. E dopo la pubblicazione dell’album “Tonight” nel 1984, a cui hanno fatto seguito solo alcuni singoli, remix ed una miriade di concerti in Italia ed all’estero, eccolo di nuovo, dopo 36 anni, con questo nuovo “Love and rain”. C’è da dire però che il tempo si è fermato agli anni ottanta e pare essere di fronte ad un sequel del precedente ed unico album. Parliamo di un suono anacronistico. Anche se non è necessariamente l’espressione di un concetto negativo. Ma in questi tempi di fruizione musicale veloce, liquida, in cui tutto arriva e passa in tempi rapidissimi, non è facile trovare ampi spazi per generi che ricalcano fenomeni musicali brevi, di per sé poco stabili ed anch’essi di passaggio, all’epoca in cui apparirono per la prima volta. Generi che si sono poi trasformati in altro o sono semplicemente mutati o si sono praticamente estinti. Qui si tratta di musica destinata a fans nostalgici di certe atmosfere, ambientazioni musicali spensierate, incoscienti, tipiche di tempi che ancora non avevano assistito a tutti gli eventi socio-culturali-musicali avvenuti dopo. Ed è per questo che, a parte i veri fans, “Love and rain” può essere ascoltato solo con la strana intenzione di fare qualche simpatico salto temporale negli anni ottanta. Senza pretese di voler strafare e con la possibilità e l’incoscienza di mettere idealmente da parte quello che accade oggi. E’ l’unico modo per fruire e beneficiare di questa produzione musicale, altrimenti inspiegabile. Ed eccoci in questo album intenzionalmente “guitar free”, ovvero privo dell’utilizzo di chitarre ma spesso carico di violini, che effettuano il loro (ritenuto opportuno) connubio con l’elettro-pop. Gran parte dei brani, nei sedici che lo compongono, sono tutti adatti a fungere da bonus track a film italiani, quelli tipici dei fratelli Vanzina. Ed eccoci proiettati nei vari Festivalbar di quasi quattro decadi fa. In un sound per gran parte creato con strumenti che sono poi diventati l’ossessione di generazioni di musicisti, quali: Linn Drum, Simmons, Roland 909 e 808, Minimoog, Roland Jupiter, Mellotron, Prophet 5, Roland TB 303, Emulator. Un sound che suonerebbe in modo più adeguato se lo si ascoltasse da una vecchia e buona musicassetta o da un LP. E tale necessità viene in parte soddisfatta, in effetti, essendo “Love and rain” pubblicato non solo in CD ma anche in vinile. Inoltre, i contenuti dei testi spaziano tra tematiche che fanno pendant con certe atmosfere scanzonate, solari. E si passa ovviamente dal romanticismo e dalla celebrazione pop-dance dell’amore (“I love you”, “Remember me”, “Moon is falling”, “Over the rainbow”, “Your eyes”, “I’m crazy for you”, “Every second of my life”), all’abbandono dopo la rottura (“Lonely night”, “Remember me”, “Alone”) e addirittura (nel brano dal testo meno anni ‘80 di tutti) alle problematiche legate all’ambiente di “Where is the freedom”. Sommariamente è un album che sarebbe da consigliare, oltre ai fans, a chiunque voglia rivivere certe atmosfere, dense di spensieratezza, tipiche degli anni che concepirono la pop-dance italiana. Per il resto, sarebbe meglio non attendere altri 36 anni per la pubblicazione del prossimo album. (Vito Pagliarulo)