POPULOUS  "W"
   (2020 )

La copertina del nuovo lavoro di Populous, noto producer e dj alias Andrea Mangia, rappresenta una festa utopica, che la sua musica alimenta. Una scena di ballo collettivo dove si celebra la nuova sessualità, dove la realtà queer non è più una nicchia seminascosta, ma può finalmente mostrarsi serenamente assieme al resto della realtà. Nello specifico, l’intenzione è delineare un nuovo archetipo di femminilità, che si distacchi dal genere. Per questo, l’album prende il titolo “W”, ad indicare “woman”. Dieci brani che Populous realizza con dieci artiste da tutto il mondo, a testimoniare l’universalità della nuova Dea. Si comincia dal “Desierto”, testo in spagnolo cantato dalla voce soffice di Sobrenadar, sopra elettronica lenta ed avvolgente. Poi col brano-manifesto “Soy lo que soy”, Populous vira in una ritmica giamaicana, arrangiata con suoni brasiliani, per ospitare il duo messicano Sotomayor. “Flores no mar”, realizzata con la performer brasiliana Emmanuelle, sono 8 minuti ipnotici, dapprima scaldati da un beat dritto e da percussioni, e poi cullati dalla celesta. “Fuera de mi”, cantata dall’argentina Kaleema, introduce nel beat dai suoni delicati, un testo di estasi erotica: “Tu cuerpo sabe que cuando siento tu boca eso a mi me vuelve loca y no respondo de mi”. Poi il sottoscritto si emoziona, leggendo il nome della prossima ospite, la Regina italiana incontrastata di questo mondo: M¥SS KETA, che tutto ciò che fa, lo scrive in stampatello. Con Populous, Riva e Kenjii, la Pazzeska dalla voce sempre compiaciuta, si autodefinisce “saffopoetessa”, e scrive col suo stile glam e colto “HOUSE OF KETA”, ambientata sulle sfilate di moda: “Sfilo, 350 km/h solo io, una passerella e la mia giacca Armani. Sfido tutti i limiti sessuali, ho una bandiera arcobaleno e indosso solo un paio d'ali (…) My house, my roots, my pleasure, my house of Keta (…) tu drama queen io teatro kabuki, con la tua Kiki sei fuori dai giochi”. Mentre cerco di calmarmi col ventaglio, il dub strumentale di “Banda”, realizzato con la producer di Buenos Aires Barda, rinfresca il clima, con un sound electro-cumbia. Si torna a ballare con “Petalo”, dove la voce dei Weste canta seguendo una melodia su scala cinese, togliendo i petali a un fiore: “Me quieres, no me quieres…”. Ci soffermiamo ad est in “Out of space”, con la giapponese Cuushe. Con la milanese LIM invece, si passa ad un altro brano–manifesto dell’album: “Getting lost”, dove la protagonista vuole deliberatamente “perdersi”, perdersi nell’amore e nell’erotismo che trasuda in questa festa utopica. Infine “Roma” chiude il viaggio fucsia con una house psichedelica, assieme a Lucia Manca, sulla voglia di scappare nella capitale italiana. Sperando in tempi migliori, senza più pandemie e distanze sociali, ci auguriamo di poter presto celebrare sotto il sole questa festa, dove convivano in armonia gender fluid e cisgender, pensando solo a sprigionare la Vita. (Gilberto Ongaro)