ANDREW TUTTLE  "Alexandra"
   (2020 )

Artista tanto defilato quanto prolifico e caparbio nella costante ricerca di un linguaggio sonoro elegante ed intimo, Andrew Tuttle si ripresenta su Someone Good/Room40 con il quarto lavoro in cinque anni di attività.

Simili a miniature o ad abbozzi di partiture, le nove tracce di “Alexandra” rappresentano un viaggio nella memoria lungo le strade ed i luoghi di Alexandra Hills, zona residenziale rurale alle porte di Redlands, venti chilometri da Brisbane, Australia orientale, luogo di nascita e culla del Tuttle in divenire.

Concept astratto che si affida al linguaggio limpido ed insinuante di una musica tenue ed atmosferica, “Alexandra” conserva intatto uno spirito bucolico e campestre in simbiosi ed assonanza con gli scenari che – muto – mira a descrivere in fotografie nitide e luminose.

L’uso insistito del banjo e della chitarra resofonica crea suggestive sonorità agresti molto prossime a certo country bluegrass virato cajun (la frizzante frenesia di “Scribbly gums trail”, l’arpeggio insistito ed incalzante di “Platypus corridor”); interamente strumentale, l’album richiama le tessiture del Mark Kozelek più pigro ed autocompiaciuto in composizioni dilatate, esili, evocative e figurative.

Poche le variazioni rispetto al canone, affidate per lo più ai contrappunti di ospiti di tutto riguardo (vibrante la pedal steel di Chuck Johnson nella sfuggente “Tallowwood view”, sottilmente suadente il sax di Joe Saxby nell’opener “Sun at 5 in 4161”): a predominare sono l’afflato naturalistico ed un lieto crogiolarsi nel passato prossimo e nei suoi colori vivaci, fissati in arabeschi che ricamano paesaggi, incorniciano ricordi, tratteggiano scenari, delineano panorami.

Disco scopertamente personale che trova in ciò la propria legittima ragion d’essere, “Alexandra” è trasparente come il vetro terso di una finestra dalla quale ammirare verdi pendii in una giornata di pieno sole, senza pensieri, senza problemi, senza tensioni, senza doveri.

Un lavoro pulito, sincero e genuino, che richiede un ascolto sereno e ben disposto, sintonizzato sulle medesime frequenze. (Manuel Maverna)