BRUTTER  "Montreuil beats"
   (2020 )

Parlare di ”scala di popolarità” tra partner alla pari è concetto evidentemente molto relativo (trattando peraltro di personalità note presso un’audience comunque avveduta quanto specialistica), pertanto non esordiremo parlando del “noto” Christian Wallumrød, alternante la pratica del pianoforte e di traiettorie compositivo-esecutive nel proprio ensemble con la prassi ulteriormente spregiudicata nell’ensemble di improvvisazione estrema quanto iconica Dans les Arbres, limitandoci a rilevarne la paritaria posizione entro un progetto tra fratelli emersi dalla (titolatissima) accademia musicale norvegese di Trondheim, in cui il pianista (che qui dismette del tutto la propria tastiera acustica) incrocia idee ed emissioni sonore con il fratello Fredrik, più votato ai set percussivi, al suono di sintesi e al live-editing, rinsaldando un progetto che in precedenza (giusto per citare i cromosomi del talento) ha coinvolto anche la sorella Susanna Wallumrød, eclettica vocalist orientata su materiali in prevalenza di radice “Antiqua” e non certo chiusa a sfide d’ampio respiro.

Preceduto dall’omonimo album Brutter del 2015, quindi da Reveal and Rise del 2017, il presente live fissa una performance captata sul palcoscenico di Les Instants Chavires a Montreuil, edita su una sequenza tripartita di circa dieci minuti per sezione (più un estratto in appendice), che conferma la persistenza su cifre espressive caratteristiche del duo; senza citare altre esperienze di Christian quali il trio Merriwinkle e certamente meno le esperienze d’area post-rock di Fredrik, la ricerca di analogie o richiami riuscirebbe vana con il citato Ensemble per la regia di Christian (non potendo ravvisarne la disciplina del collettivo, sia pur guidata alla disintegrazione della progressione melodica e dello scheletro ritmico), sentendoci piuttosto autorizzati a cercare elementi di contatto con il quartetto Dans les Arbres, ma rispetto a quella musicalità la materia elaborata dai Brutter non sembra tanto caratterizzata da indeterminazione e/o aleatorietà (con occasionali espressioni al limite della violenza), palesando piuttosto i tratti della dimensione dialogica e del simbiotico ascolto reciproco, ponendo in campo un certo grado di forza pittorica delle elettroniche ed una “fisiologia” del groove non priva di progettualità. L’eliocentrismo della dimensione ritmica (o “a-ritmica”, nelle intenzioni) è affrontato dialetticamente dall’eccentricità e dalle pulsioni eversive delle esternazioni dei synth, potendovi magari cogliere una livida e mercuriale filiazione da certe componenti Ambient, assorbendo tra l’altro anche ingredienti dal Noise ma senza davvero incorporarne (o ancor meno estremizzarne) meccaniche e connotazioni.

Alla resa dei conti la concentrata esperienza di Montreuil Beats rilascia una fruibile successione di proposizioni sonore sintetiche che non attinge ad ostica radicalità, optando per l’allestimento di una condivisibile area a confini labili di suono in mutazione, provvisto di subliminali proprietà ipnotiche, lasciando comunque in libertà e partecipante la dimensione dell’ascolto. (Aldo Del Noce)