MEGANOIDI  "Mescla"
   (2020 )

A vent’anni dalla loro fondazione e a diciannove dal loro debutto discografico, i Meganoidi non hanno davvero più bisogno di presentazioni: camaleontici, ma ostinatamente underground, i genovesi sono sempre stati un punto di riferimento per la musica italiana che risiede lontano dai riflettori e dalle radio. Li avevamo conosciuti nelle vesti di band (ska) punk, oggi i Meganoidi tornano con l’ennesima piccola rivoluzione, due anni dopo l’alternative rock di “Delirio Experience”: un album sospeso tra funk e rock, pur con qualche sporadico inserto ska, che portano alla mente a tratti “Into The Darkness, Into The Moda” e “Outside The Loop, Stupendo Sensation”. Non è un caso che il settimo capitolo della discografia dei liguri si intitoli “Mescla”. I pezzi sono dieci, condensati in circa trentacinque minuti, e manifestano una certa urgenza di ricerca e varietà: spiccano i pezzi più funk-oriented (“Non Indugio”, “Condizione”), ma non mancano momenti più nostalgici che potrebbero rievocare classici à la “Zeta Reticoli”, come “1982”, col suo incresparsi nel ritornello e il suo finale guidato dalla tromba, e nemmeno passaggi muscolari come “Toast E Champagne”. Il pezzo – fa strano dirlo nel 2020 – più politico, a cui i Meganoidi ci hanno abituato nel corso della carriera, arriva in chiusura: “Esercito In TV”. Tutto il disco, comunque, è da leggersi come invito alla conoscenza reciproca e alla contaminazione, come risposta all’intolleranza dilagante. “Mescla” non sarà forse il miglior album dei Meganoidi, ma è un lavoro indubbiamente gradevole e autentico, che ci racconta una band ancora pronta a cambiare, a vent’anni dagli inizi, e che farà certamente felici i fan vecchi e nuovi. (Piergiuseppe Lippolis)