FRANCO BATTIATO  "Patriots"
   (1980 )

Qualche copia venduta del precedente cinghiale, e tutto sommato l'impressione che qualcosa si stesse muovendo, anche perchè nel frattempo Carla Bissi, in arte Alice (non più Visconti), sotto le sue direttive era arrivata al successo con "Il vento caldo dell'estate". Il Battiato di "Patriots" fa un passo verso la quadratura del cerchio, andando di suoni un po' più sintetici, forse di testi più astrusi e ostici rispetto a quelli dell'album precedente, e le prime vere e proprie invettive verso costumi, morale eccetera. "Up patriots to arms" è infatti una specie di preludio a quelle che sarebbero poi state le "Bandiere bianche" e sorelline, anche se di questo album non sarà la traccia più ricordata, lasciando infatti il passo a quella "Prospettiva Nevski" che, come si suol dire, valeva e vale il prezzo del biglietto. Disco breve e di 7 canzoni soltanto come ai tempi non era nemmeno strano, primi versi in arabo ("Arabian song"), molte suggestioni mitteleuropee, i soliti collage presi da tante altre parti ("Frammenti") e... andatevi a prendere l'ultima traccia, "Passaggi a livello". Non notate alla fine quell'elenco sguaiato di nomi che nulla hanno a che fare l'uno con l'altro? Citazioni di antiche canzoni? Non è quello che Battiato aveva fatto prima, magari in modo quasi carbonaro, e che poi avrebbe fatto con ben altre risultanze commerciali, già l'anno dopo? Insomma: forse "Patriots" è un disco di passaggio, ancora non del tutto a fuoco e forse meno clamoroso, almeno per quello che era stato lo choc inatteso del primo album. E ovviamente passò in cavalleria pensando a quello che sarebbe successo da lì ad un annetto circa. Però è uno scalino fondamentale della scalata, e fece quasi da premessa ad un qualcosa che si verificò a febbraio, 1981. Quando Alice, a Sanremo, arrivò al primo posto. Con un brano di Battiato. Battiato, che vince Sanremo. Nel 1981. Quello che vinse il premio Stockhausen solo 3 anni prima. Chi lo avesse predetto, nel 1978, sarebbe stato portato fuori di peso. Ma i tempi erano quasi, quasi, maturi. (Enrico Faggiano)