MARINA ROSENFELD & BEN VIDA  "Vertice "
   (2020 )

In Vertice Marina Rosenfeld e Ben Vida raccolgono le improvvisazioni gratuite eseguite dal duo alla Fridman Gallery nel gennaio 2016 e nel maggio 2019. Proprio adesso il duo inizia una serie di performances (SO⅃OS) condivise in streaming nella medesima venue newyorchese, ora vuota a causa del COVID, che i due considerano, in questa strana situazione, “uno spazio di limite come possibilità”.

Vertice, uscito proprio per le edizioni Friedman Gallery, raccoglie esibizioni d’avanguardia presso la stessa Friedman Gallery, suite ostiche e ambiziose, in una location che sin dalla sua fondazione si pone come punto di snodo per l’intera scena sperimentale. Vertice presenta due esecuzioni particolarmente riuscite, ispirate e multiformi, montagne russe elettroniche spontanee ed esaltanti, un suono concreto e fisico che squarcia veli che parevano impossibili da attraversare. Marina Rosenfeld è un’artista particolarmente attiva nelle pratiche di sound with performances, nel cui curriculum convivono numerosi lavori di qualità nel mondo della danza e in quello della musica contemporanea. Ben Vida, che vive e lavora a New York, è anche un visual artist, è attivo nella scena musicale sperimentale da due decenni, ha fondato numerosi gruppi e progetti e insegna all’interno del programma di Sonic Arts del Brooklyn College.

Le due suite contenute in Vertice sono tempeste elettr(on)iche, a tratti calme e a tratti più aggressive, dove Rosenfeld e Vida sono estremamente ispirati ed emanano una spontaneità e una sincerità rare e notevoli. Si tratta di un’intesa grandiosa, di una sorta di parco giochi dove i due danno il meglio di sé, che regala non pochi momenti lisergici all’interno di due brani complessi e molto stratificati di quasi diciotto minuti ciascuno. “Any Landscape” si muove di soppiatto, come un serpente: un’insidia dietro l’angolo, minimalista ed inquieta, che accarezza e poi graffia l’orecchio dell’ascoltatore: una discesa agli inferi unica. “Branches” accentua ancora di più queste successioni sinistre, che si manifestano in maniera ancora più forte e tranciante: coesistono ansia, dolore e rimpianto, che convivono immersi in un’angoscia che pare non abbandonare mai il pezzo.

Ma tutto questo non basta a descrivere la potenza musicale dei brani, che, essendo straordinarie esperienze sonore – a tutti gli effetti viaggi interstellari e nella nostra psiche più buia e recondita –, mutano continuamente e cambiano pelle quasi ogni minuto, fanno la muta, lasciano galleggiare il corpo precedente rendendo il percorso ancora più arduo e confuso. Ed è in questa dimensione, mai conciliante, invitante e rischiosa, che i due brani si muovono, vivono, si fissano nelle nostre menti. (Samuele Conficoni)