MARCO VORABBI E LE DOVUTE PRECAUZIONI  "Verranno i tempi migliori"
   (2020 )

Arguto, sbracato. Scazzato. Sopra le righe. Idealmente brillo, ma non solo idealmente, credo.

C’è humour, tanto e ben distribuito, nelle undici tracce di “Verranno i tempi migliori”, esordio su etichetta Beta Produzioni del riminese Marco Vorabbi con Le Dovute Precauzioni, gustosissimo collettivo di sbandati alle prese con un teatrino colorito e grottesco di personaggi caricaturali, una carrellata variopinta di falliti, derelitti, comparse in sketch di piccola vita quotidiana.

Un folk agitato lanciato a ritmo incalzante fra la via Emilia e i Balcani incornicia storie tragicomiche di bassa umanità, coi brani che assumono talvolta un andamento à la francese, canzoni semplici in minore dal piglio frenetico e stracariche di parole. Ricorda talora il grande Thomas Fersen (“Mezcal”), mentre altrove ha sprazzi del genio di Enzo Jannacci (l’esilarante “Freddy”); o ancora, incontra la visionaria bizzarria del Duo Bucolico (“Gentleman”) e la pungente sagacia di Giacomo Toni (“Giuseppe si è impiccato giovedì”) in un tripudio di sardonica goliardia.

Tra il violino di “10mila birre” - con addirittura il canone di Pachelbel ricamato nell’inciso dal violino – ed una “Giulia non lo sa” che impasta “The passenger” e “Piccola Katy” (io ce le ho cantate sopra entrambe, ma avevo bevuto un po’ troppo, confiteor) pare proprio di vederle scorrere, queste scenette da tabarin, prendere vita tra effluvi alcoolici e nuvole di fumo vario, magari con arrangiamenti essenziali e suoni da presa diretta, ma poco importa, ché sono elementi secondari rispetto al godimento schietto ed immediato che assicurano.

Ci sono De Andrè (“Pugni d’euro”) e i Cowboys Fringants (“Bio parco”), Nanni Svampa (“Irpef”) e tanto altro, perfino l’inattesa serietà di una toccante “Il disco di Bob Marley”, che quasi quasi ti fa versare una mezza lacrimuccia di nostalgia per un tempo che non c’è più. Musica popolare divertente, lieve, scanzonata, brillante: indispensabile, in questi giorni bui. (Manuel Maverna)