CAROLINA BUBBICO  "Il dono dell'ubiquità"
   (2020 )

Per quante cose ha fatto, e per come le plasma con disinvolto talento, di Carolina Bubbico ci sarebbero da occupare più pagine per descrivere la sua ricchezza d’esperienza e la grande capacità organizzativa nella musica e nell’arte in generale. Basti pensare ai ruoli che ricopre come cantante, pianista, arrangiatrice e direttrice d’orchestra per capire quanto la sua efficacia abbia già lasciato segni tangibili. In primis, (nel 2015) nella vittoria del Il Volo a Sanremo c’è anche il suo zampino, grazie alla direzione orchestrale di “Grande amore”, doppiata con “Galleggiare” della giovane Serena Brancale tra le nuove proposte. Ma, al di là di questo, nel suo percorso solista va apprezzata la gamma stilistica che elargisce ogni volta che esce con un nuovo album. Non fa eccezione nemmeno questo terzo lavoro “Il dono dell’ubiquità”, somministrato in ben 15 dosi di pop, funky, etno-world ed incroci tra elettronica ed acustica, finalizzate a declamare la complessità umana, facendo ricorso a personaggi e situazioni tra l’immaginario ed il reale ma sempre con finalità che abbracciano l’universalità propositiva. Lancia il progetto con le coinvolgenti “Bimba” e “Hey Mama”, che sfoggiano un bel groove à là Dirotta su Cuba, mentre la titletrack è già una delle tante virate stilistiche che sentiremo nell’album, poiché in essa vige un’impostazione ritmica più contenuta ed un mood variegato. La titletrack veleggia tra tremori d’elettronica e venature jazzy, e quando duetta con Michael Mayo ci regala una perlina soft che culla l’orecchio in eleganza. Poi, se cala un pokerino come “Baby”, “Italianità” (col feat. dei Sud Sound System), “Respirare” e “Voyage”, sfido chiunque a rimanere seduti al cospetto della loro energia prodigiosa e contagiosa. Invece, per chi cerca angoli tranquilli, si può puntare sulle seducenti “Amore infinito”, “Skit pt.1” e “Margherita”, e l’appagamento è garantito. D’altronde, con la miscellanea bellezza dei 15 brani in elenco, difficile che l’orecchio di qualcuno rimanga perplesso. Ci sono voluti cinque anni per progettare ed assemblare “Il dono dell’ubiquità”, in una sorta di “door to door” nel quale Carolina ha raccolto le idee dei 21 musicisti presenti e rielaborato i contenuti generati da loro, in modalità “home studio”, per arricchirli, senza lasciarsi prendere la mano da potenziali presunzioni ideative, che colpiscono spesso chi pensa che “chi fa da sé fa per tre” depennando, invece, la parola umiltà dal proprio dizionario. Ma lei sa bene che, solo con quest’ultima, conserverà quel brillante estro, capace di continuare a plasmare le sue gustose ricette pentagrammate che sanno di squisito spessore qualitativo. Disco pazzesco! Può causare dipendenza… (Max Casali)