MASSIMO BIGI  "Bestemmio e prego"
   (2021 )

Cosa spinge un operatore musicale di 62 anni a passare da dietro le quinte a sotto i riflettori per debuttare col primo album “Bestemmio e prego”? Il caso di Massimo Bigi (per anni tecnico del suono e tour-manager di Enrico “Rouge” Ruggeri) è molto particolare, poiché la spinta progettuale l’ha ricevuta proprio dal noto Big il quale, colpito dai suoi testi, ha subito palesato il desiderio di far nascere l’esordio in questione sotto l’egida della sua etichetta, la Anyway music. Ma, olre ad Enrico, le interazioni nel disco marcano la presenza di Fortu Sacka alla produzione, di Paolo Zanetti, di Silvio Capeccia, di Andrea Mirò: insomma, tutti personaggi orbitanti nel solido entourage di Ruggeri sin dai tempi dei Decibel e dell’attuale band. “Bestemmio e prego” ingloba un ventaglio cantautorale multiforme, spaziando tra rock, west-coast e punk con navigata disinvoltura, che raramente un debutto sa ostentare con dettagli cosi curati. Ma è logico che l’ampia esperienza accumulata negli anni da Il Bigi (suo nomignolo) gli dia palesemente una bella mano nel plasmare dieci pezzi dal sentimento intenso, “sporcato” dalle dritte di Sacka e Ruggeri e contribuendo, non poco, a impacchettare un disco che rischiava, forse, di risultare troppo impostato ed impettito a tavolino. Quindi, quale miglior opzione se non quella di giocarsi (all’entrata) il duetto con Enrico nell’empatico singolo “Come se fosse facile”, brano dalla griffe rock non straripante ma capace di suscitare vibrati emotivi coinvolgenti. In scia rock, segue la grintosa “Il randagio e l’ubriaco”, nella quale la pacca chirurgica del drummer Silvio Capeccia conferisce stabilità e quadratura d’insieme, mentre ricordi e nostalgia tracciano il percorso di “Circo meraviglia” con andamento slow. Invece, “Parte di me” è l’emblema scritturale del Nostro in cui predilige più sussurro e burro che non grinta e spinta. Una tromba tex-mex arieggia nell’aere di “Andare via” bissando, cosi, il duetto con il Rouge in un mood placidamente vigoroso. Completa la lista degli ospiti la voce di Andrea Mirò, stazionata nella pop-country-ballad “Le ombre della sera”. Al capolinea, si scende con la titletrack, non proprio l’atto più brillante del lotto ma decisamente il più significativo per testimoniare la filosofia dei contrasti umani abbracciata da Il Bigi nel tragitto di un disco che dà una boccata d’ossigeno puro all’italico cantautorato oriented rock, dimostrando che, se c’è davvero qualcosa d’interessante da dire, non è mai troppo tardi e non se ne deve fare un… Mistero: giusto Ruggeri? (Max Casali)