VALERIO SANZOTTA  "Naked (oltre lo specchio)"
   (2021 )

Il nuovo album di Valerio Sanzotta è scritto lasciandosi ispirare dalla propria parte femminile, mettendola a nudo (da qui il titolo “Naked – oltre lo specchio”). E ne escono undici brani, caratterizzati soprattutto da un arrangiamento acustico ed essenziale, che risalta le parole. Sono presenti anche due cover, che indicano alcune influenze: “Good woman” di Cat Power e “Visions of Johanna” di Bob Dylan. Nella prima, Valerio mantiene la situazione acustica, con l’aggiunta verso la fine di arpeggi lenti di banjo e un organo statico, che dà un sapore spirituale al brano. Nel cimentarsi nella cover di Dylan, il modo in cui Valerio appoggia la voce, la fa sembrare una canzone intima degli Smashing Pumpkins. C’è in effetti, un po’ sparso, quel sentimento d’autore anni ’90, preso dall’amarezza e forse dalla depressione. Non a caso, “Anche te”, la prima canzone (che è in 5/4, tempo difficile su cui cantare), è dedicata a Nick Drake: “Anche tu hai visto il sole precipitare (…) il tempo ti darà sollievo, o ti mangerà il cuore”. “Ultimi pensieri su Sarah Kane” è una dedica all’autrice di teatro, suicidatasi nel 1999: “È la presenza benigna di queste morti premature, è un dolore precoce, poi un grumo di voce soltanto oppure il rimpianto che saremmo vissuti”. Con la presenza di Diana Tejera che canta con Sanzotta, “It’s Sunday in this mirror” racconta parallelamente tre storie di donne, e ne fa acutamente notare le somiglianze di disagio: prima narra di una ragazza di Teheran di cui non si seppe più nulla perché “aveva osato mostrare il seno”. Poi da lì, la voce di Diana ci porta in Italia, da una donna che decise che il suo uomo non l’avrebbe picchiata mai più (e lo uccide), per poi passare a una ragazza americana che decide di cambiare sesso. Le ombre sono ricorrenti nelle canzoni, da “Never give up”, incentrata sul bullismo: “Provi a dire la tua ma sei poco più di un'ombra”. Come nella sfuggente “Vigilia di Natale”: “Poi mi nasconderò e cancellerò le impronte, inghiottirà la scienza e mi perdoneranno le ombre”. Fino ad arrivare alla dedica finale alla nonna, “Ho visto tutti gli occhi”, una poesia recitata da Giulio Casale: “Ora che rivedrai quell'altro Sole, noi rivedremo in te la nostra ombra”. Delicata questa nonna, che se n’è andata in maniera defilata, ha voluto “Lasciare la vita di nascosto, quasi in punta d'amore”. “Carla” è dedicata alla compagna, e ci mostra diverse suggestioni ambientali: “La luce di sera, il cielo che si oscura, la finestra aperta sul mare. La casa di pietra, il giardino nell'ombra, la paura dell'onda che arretra”, per questo sentimento che “strappa le scorze, medica le spine di questo lembo di tempo senza fine”. Non mancano due episodi onirici, che sono “Notte #2”, arrangiata con dei suggestivi reverse, e “Sono la neve”, personificazione di elementi naturali: “Sono la notte insonne, sono la pioggia, sono la neve, sono solo”. Le parole sono molto curate, seguono procedimenti poetici, e non serve aggiungerne altre. Perciò concludo riportando il testo di “Notte #2”: “D'improvviso si è alzata la notte / come un cencio strappato / come un drappo sospeso. / Dietro un velo si è deposta la voce / e il bagliore dell'alba ridarà la parola / e mi morderà il cuore, e sfuocherà la candela / com'è più bello il mondo quando non si rivela”. (Gilberto Ongaro)