SCHILLER  "Summer in Berlin"
   (2021 )

Ok, rassegnamoci. Almeno noialtri adoratori del Von Deylen di una decina di anni fa, quando nei suoi lunghi album (tutti rigorosamente numero uno in Germania) c'erano brani di tutto ritmo e con vocalist di ogni genere, lingua e nazionalità. E strumentali che restavano nella testa al primo ascolto. Rassegnamoci all'idea che ormai il tempo è passato, e che oramai i suoi dischi siano principalmente delle lunghe composizioni strumentali, adatte forse più che altro al sottofondo di attesa in un qualche centro estetico o qualche spa. Perdendo quasi ogni velleità di intrattenimento e solo di accompagnamento, nel senso che sono album che si possono ascoltare facendo qualcosa di altro, ma che non ti fanno interrompere l'attività per migliorare l'attenzione e l'ascolto. Certo, qualche concessione c'è ("Miracle", "Guardian angel", soprattutto "Guardian angel"), ma ormai siamo nell'ambito di un qualcosa che è diverso da quanto, lustri fa, fece venire allo scrivente la più classica delle sindromi di Stendhal. Sarebbe da prendere a piccoli pezzi, usando - si usa ancora? - lo skip. E alla fine la cosa migliore è la tracklist, che forse agli antichi amanti del synthpop anni 80 ricorderà qualcosa... esatto, era un brano inserito nel primo album degli Alphaville. Qui viene ripresa la voce di Marian Gold e "Summer in Berlin" viene remixata in modo e maniera da far felici sia gli antichi amanti del genere che i nuovi arrivati. Però, una riedizione di un brano del 1984, può valere il classico biglietto di un disco altrimenti esageratamente piatto? O siamo noi che continuiamo a chiedere mele ad un albero che nel frattempo si è riconvertito ad aranceto? L'impressione degli album più recenti era quella di un necessitare maggiori ascolti per permettere a tutte le parti del disco di essere ben identificate ed infilate nella zucca dell'ascoltatore. Ma oggi, a questo Christopher Von Deylen in arte Schiller che ci fece innamorare tanto tempo fa, cosa si può chiedere? Nulla, anche perchè in Italia lo conoscevano e lo conoscono in tre, e perchè lui dovrebbe cambiare una formula di successo, a casa propria, solo per la nostalgia ("Sehnsucht", meraviglioso disco del 2008) di un irriducibile italico? (ah, "Summer in Berlin", rifatta, è un gioiellino. Il resto, ahinoi, bigiotteria) (Enrico faggiano)