RODOLFO MONTUORO  "Acoustica (Codex Metastasio post box)"
   (2021 )

Rodolfo Montuoro non è artista da trattare con superficialità, perché il suo estro creativo va scandagliato in profondità per poterne ricavare l’humus progettuale e scoprirne, conseguentemente, il significato recondito. Inoltre, non saprai mai quando si usufruirà della sua arte eclettica, poiché tra un disco e l’altro possono passare dai 3 ai 7 anni ma, quando arriva, abbiamo la bella certezza d’impattare opere affidabili e virtuose. Anche nel nuovo lavoro “Acoustica (Codex Metastasio post box)” fa ricorso a dotti riferimenti incentrando, stavolta, il succo narrativo intorno alla figura di Metastasio, poeta e riformatore del melodramma italiano, che incarna nel nome l’etimo del mutamento e della cangianza e considerato il precursore dell’improvvisazione scritturale in libero arbitrio tornando, inoltre, all’amore per i poeti baschi e Dante, Henry Barbusse e Ottiero Ottieri. E poi, va dato atto al Nostro di sapersi riproporre con nuove alchimie per dare costrutto alla sua arte, con impegno immane e stratagemmi visionari, ed ogni volta ci si chiede se ci sarà mai un’ulteriore sterzata compositiva perché, ogni volta, è una storia a sé, spremuta in un frantoio cerebrale che dà la sensazione di un canto del cigno ma, invece, Montuoro ci smentisce sistematicamente. A sostegno del nuovo album c’è il traliccio qualitativo di quel geniaccio di Maurizio Marsico, uno dei masters della scena d’avanguardia, che coagula sapientemente in musica i concetti di spazio e tempo, fornendo così quell’assist collaborativo che serviva, per controbilanciare lo slancio eclettico e colto che Rodolfo anela da sempre, senza, però, farlo con la spocchia del virtuoso ma, semmai, ben indirizzato per ambire sorprendenti cimenti scritturali. I pezzi dell’opera sono battezzati e racchiusi in un “Codex”, come se ognuno fosse criptato da combinazione segreta per individuarne l’imo ispirativo del titolo dell’album, il quale ingloba una miriade concettuale tra l’udire ed il percepire, tra pulsione e sapere cognitivo, tra istinto e ragione, tra intenzione e ritenzione immaginifica. Da “Il volo” (di Codex 001) a “La poesia” (di Codex 010) ondeggia un mare tranquillo ed etereo, che dista anni luce da scelte maliziose e di facile mercato, come se il tempo fosse beatamente inchiodato ad epoche “lente” che riluttavano la riflessione ansiogena per concepire la nascita di capolavori imperituri. “Acoustica (Codex Metastasio post box)” è quindi un disco forbito, avvenieristico, un disco non-disco, dall’apice artistico disarmante, che approda nel porto del raro anacronismo scritturale. In due parole: assoluto ed omniescente. (Max Casali)