MANUEL LORENZETTI  "La strada meno battuta"
   (2021 )

Costantemente in bilico tra serio e faceto, “La strada meno battuta”, su etichetta Gutenberg/Caligola, raccoglie dieci tracce intriganti ed intense, nove delle quali già registrate nel 2014 con la Carmen City Band ed un inedito, “La mosca ruggisce”, di più recente composizione.

Autore di questo lavoro accattivante e frizzante, pervaso da una verve contagiosa e da una creatività che il tempo trascorso non ha in alcun modo fiaccato né intaccato, è Manuel Lorenzetti, cantastorie urbinate classe ’85, titolare di una carriera defilata, seppure non priva di buoni riscontri e di valide affermazioni.

Corposamente suonato, interpretato con afflato coinvolgente e piglio vivace da una nutrita schiera di musicisti tra cui Jacopo Mezzanotti e Alex Gorbi, l’intero album è francamente irresistibile nel suo andazzo demodé coniugato con suggestioni letterarie, filosofia, divertissement e tutta una serie di boutades intrise di un sardonico humour di fondo. Aperto dallo swing alla francese à la Thomas Fersen di “Aurora” e chiuso dalla già citata “La mosca ruggisce”, racconto di un amore passeggero e sfortunato su un’aria quasi gucciniana, passa per le inflessioni caraibiche di “Sarà per lei” e per la rivisitazione de “Il maestro e Margherita” condensata in un bignami di sei minuti giustamente visionari e sovraesposti. Portate a spasso dalla “r” arrotata e dal timbro arrochito di Manuel, vanno in scena sulla ribalta scricchiolante di un ameno teatrino off la boccaccesca “Principesse sirene” ed una altrettanto piccante “Martina” (che nel ritornello sfiora la citazione di Rino Gaetano), l’inciso catchy de “La tecnica dell’imbuto” (pregevole la tromba di Andrea Cordella), il tango spartano di “Nuovo ritmo” e quello più articolato di “Tanguedia”.

Un po’ Mannarino un po’ Capossela, esaltato dal sax di Max Valentine che a tratti si prende la scena come fosse un’intera sezione fiati, “La strada meno battuta” sposa sanguigna schiettezza e pruriginosa smania goliardica; cita, plasma, pesca qua e là da un variopinto sottobosco a cavallo fra tradizione popolare e piccoli snobismi jazzy, impastando ritmi viscerali, folklore e cabaret in tre quarti d’ora avvolgenti e godibili. (Manuel Maverna)