LA FOLLIA  "3"
   (2021 )

Mi ero appena ripreso da poco dalla sassata dei toscani Pontecorvo che, sùbito, ne arriva un’altra tosta: quella di “3” del power-trio brianzolo La Follia, che segue “Elogio” del 2018. L’intento del combo era quello di potenziare l’aggressività sonora, per dare credibilità all’evidente concettualità tra estetica ed horror, accentuando l’acidità di un’invettiva sociale che ci trova pienamente d’accordo, poiché manipolare e scarnificare l’individuo di ogni piccola o grande virtù non fa che inaridire gli animi alimentando, cosi, egoismo e prepotenza. “3” è un massiccio assalto frontale che induce a riaccendere il pensiero analitico e fin troppo atrofizzato da vacuità e pragmatismo. I ragazzi tirano in ballo la stregoneria delle Tre Madri, come evocò Dario Argento in “Suspiria”: streghe capaci di controllare le mosse del mondo, paragonate alle influenze mediatiche di oggi o di sette massoniche. Il putiferio si scatena con la rabbiosa schiuma di “Nefasto”, insofferente ad accettare una quotidianità spersonalizzante, mentre in “Radice feroce” vige il motto-chiave del ''odia, produci, consuma e crepa'' che impoverisce neuroni ed intelletto di popolo, conducendolo alla bieca stupidità. L'ansia e la disperazione umana non risparmiano nemmeno la “Natura corrotta”. Il percorso di “3” non è certo per deboli di cuore, perché la mitraglia stilistica aggancia le indole di Kyuss, Refused ma anche dei nostri Death of Anna Karenina e Teatro degli Orrori: chiaro? E’ logico che ci troviamo calamitati nella “Fossa dei serpenti” che sputano proclami per ridestar coscienze, impugnando le falci opportune per tentare di recidere la decadenza culturale, come rimarcato in “Pol Pot”, sigillando cosi il settebello granitico di “3”, che divampa grinta in ogni nota, dettata da un’urgenza espressiva non più differibile. La Follia non grida a vanvera ma col senso compiuto di suonare l’allarme per come la vita stia smarrendo la concretezza primordiale dell’essere: prima che sia troppo tardi. (Max Casali)