ENDZUSTAND  "Roter freitag"
   (2021 )

Per chi intendesse accostarsi al mondo plumbeo di Ralf Rönckendorf, consigliamo di iniziare da “Werk des krieges” (trovate approfondita scheda qui), album che lo scorso ottobre ne segnò il debutto lungo per Echozone, compendio di martellante EBM ferita e sofferto esistenzialismo post-traumatico.

Ciò che non sfuggiva – anzi, si mostrava in tutta la sua tragica evidenza - era la valenza catartica del progetto, fondato su un processo compositivo spinto da Ralf al limite massimo, nel tentativo estremo di emendare la propria condizione attraverso un linguaggio aspro, fatto di immagini crude e nitide atte a richiamare, ricostruire, analizzare il dramma vissuto.

Operazione perfettamente riuscita negli intenti, liberatoria o irosa che fosse.

A soli sette mesi da quel concentrato di furia, dolore, rabbia e rammarico, Ralf pubblica sempre su Echozone le sei tracce di “Roter Freitag”, ep che prende il titolo da uno dei brani di “Werk des krieges”, qui riproposto in versione leggermente differente, se possibile ancora più efficace nel riportare il suo messaggio con freddezza quasi cronachistica.

Il tema della guerra è sempre immancabilmente centrale, così come la scelta netta e decisa di affrontarlo e sviscerarlo scomponendolo nei singoli frame del ricordo; ma sulla scia di “Phönix”, episodio che chiudeva “Werk des krieges” all’insegna di una timida apertura alla vita, “Roter Freitag” pone le basi per una rinascita non più solo accennata.

Rispetto all’album, interamente imperniato su sonorità secche e asciutte, scarne e scheletriche, bordate feroci in serie su cadenze di elettronica marziale veicolata dalla durezza dei testi in lingua tedesca, “Roter Freitag” segna un passo avanti non trascurabile in direzione di “Hoffnungslicht” (che significa “la luce della speranza” ed è interamente interpretata da Marco Korda, artista tedesco di area electropop), brano conclusivo al quale tutto sembra tendere e che non a caso suona differente dal resto del repertorio di Ralf: ha una melodia evidente, si affida al canto, cerca soluzioni alternative in ogni senso.

Sebbene l’impianto generale si conservi fedele al canone, è pur vero che ovunque fanno capolino accenni di una più accentuata musicalità, dal rallentamento di “Dieser tag...” in apertura fino alle atmosfere di una “Volle kraft voraus” à la Front242, passando per l’inattesa, gradita, ritrovata ascoltabilità di “Soldatenlied”: il percorso verso la pacificazione è lungo e tortuoso, ma la via è segnata.

Elaborato il lutto, è tempo di cercare altrove la luce perduta, guardando avanti con gli occhi dell’anima. (Manuel Maverna)