FRANK BRAMATO  "Non essere"
   (2021 )

Ma guarda un po’!... Appena sei convinto che chissà quanto tempo passerà prima di impattare, in musica, ancora qualcosa di veramente interessante, ecco che spuntano personaggi come il salentino Frank Bramato per farti ricredere all’istante. E non lo fa con l’esperienza di uno che ha già pubblicato chissà quanti dischi, bensì raccogliendo quella maturata in un ventennio, prima militando nei BlekAut per nove anni (2001-2009), condividendo palchi con Caparezza, Afterhours, 99 Posse, Roy Paci, e poi incentrando l’interesse nel canto sperimentale, col quale riesce ad interagire con vari musicisti del prog. Inoltre, per non farsi mancare nulla, approda nella capitale per studiare drammaturgia e sceneggiatura.

Insomma, tutto ciò permette ora a Bramato di condensare i frutti ideativi nel debut-album “Non essere”: 8 brani che zig-zagano in stilismi multicolor ed inafferrabili, centrando cosi l’obiettivo di sfuggire, non solo all’etichettatura spicciola ma (ancor più importante) al pericolo dell’omologazione che imperversa sempre più negli spartiti odierni. Parte con i 150 secondi di “Pazienza essenza”, esplicato in uno spoken-word affine all’intro di “Y10 bordeaux” di Daniele Silvestri ma con maggior intensità emotiva ed interpretativa. Le acque si agitano col singolo elettro-funk di “Ansia (solo una crisi)”, condito da chitarre poliedriche e pacca lineare per esorcizzare la ricorrente ansia che alligna in quest’epoca, mentre più sinuosa risulta “Ah, l’essere”, che tende ad omaggiare Carmelo Bene, gran poeta che s’interrogava sul senso del vivere.

L’asciutta “Frank Zappa è morto per niente” vessa senza mezze misure i giudici dei talent-show e la scarsa qualità che circola nell’arte globale. L’invettiva non manca neppure in “La coscienza del mago”, nella quale si respira aria pesante di nichilismo e rassegnazione che la società ha saputo malignamente spalmare su noi. Invece, l’estrosa ed anomala “Piccola operetta barocca in tre atti” gronda di genialità d’impasto, spaziando tra prog, classico e venature circensi.

Si chiude il discorso con il tributo ispirativo “A Demetrio” (Stratos), indimenticato ed indiscusso maestro della sperimental-voice dei mitici Area. Poco incline all’ammiccamento, “Non essere” è album da rispettare ed approfondire, sempre che si voglia uscire dagli schemi inflazionati dei facili ascolti, per riscontrare e godere del fatto che la nostra mente è vogliosa di scrutare solo orizzonti interessanti. Un po’ come disse Einstein: “La mente è come il paracadute: funziona solo se si apre…”. (Max Casali)