PEPPE VOLTARELLI  "Planetario"
   (2021 )

Ci sono canzoni che sono un ponte emozionale tra più generazioni, tra popoli, tradizioni, culture, e chi si adopera per riprenderle e ricantarle traducendole nella propria lingua fa un’operazione che va oltre il ludico intrattenimento, entrando nel campo della formazione culturale e sentimentale.

Peppe Voltarelli, cantastorie, attore, ex cantante del Parto delle Nuvole Pesanti, giunto al quinto album solista, ci propone in “Planetario” una sua rielaborazione di brani storici di grandi autori internazionali, che hanno segnato epoche passate in cui la musica aveva altre urgenze ed imperativi: come denunciare i tormenti di vite oppresse dalle dittature, o testimoniare esistenze difficili tra sfruttamento e dissoluzione.

Ma oltre a tutto ciò, a rendere più interessante “Planetario” è la collaborazione con alcuni dei mostri sacri coverizzati: infatti gli ospiti sono veramente tanti e davvero illustri, come il cantautore cubano Silvio Rodriguez che canta in apertura del disco “26 Aprile 1945: Piccola Serenata Diurna”, il catalano Joan Isaac nella toccante versione di “Margalida”, Joan Manuel Serrat che introduce “Saeta”, Amancio Prada (Premio Tenco nel 2010) in “Per un Sentiero”, e la regina del tango Adriana Varela in “Voce d’asfalto (Garganta con arena)”.

Una rete di artisti con cui Peppe Voltarelli ha avuto modo di stringere amicizia e in alcuni casi anche collaborare durante le sue lunghe tournée in giro per il mondo.

Ma dato che questo album, come dichiara lo stesso Voltarelli, è una mappa di grandi amicizie e incontri artistici, sono presenti anche brani di altri musicisti che hanno contribuito alla sua formazione culturale come Bob Dylan, Léo Ferré, Jacques Brel, Luis Eduardo Aute, Vladimir Vissostky, Leonard Cohen e anche i nostrani Domenico Modugno e Sergio Endrigo.

E il gioco non si ferma alla traduzione rivisitata, grazie all’ottimo lavoro di adattamento di Sergio Secondiano Sacchi. Infatti, in alcuni casi, Peppe si appropria delle canzoni trasponendone i versi, come nel caso di “Millenovecentoquarantasette” in cui la Napoli del dopoguerra rivive sulle note di un classico del cantautore spagnolo Joaquín Sabine, oppure “Marinai”, un inedito scritto dall’ex cantante del Parto delle Nuvole Pesanti che viene tradotto in catalano e ricantato dalla bellissima voce di Rusó Sala.

Peppe Voltarelli si rivela un cantante equilibrista, in grado di trovare sempre la giusta interpretazione tra i tanti registri emotivi delle composizioni, dove si passa dal sentimentale di “Piccola Serenata Diurna” all’ironia fischiettante di “Musetto”, dalla tragica disperazione di “All’Alba” al confessionale orgoglioso di “La Prima Compagnia”, dalla rivisitazione fiabesca di “Winterlude, Inverludio” all’evocativo di “Saeta” fino al poetico passionale di “A La Manic”.

Una gamma emozionale sterminata tra dissidenti, marinai e braccianti, tra amori soffocati, garrotati, affogati nell’alcol o nella nostalgia.

Un disco importante, che apre il cuore parlando di altri tempi, rivelandone la forza seminale, l’universalità dei sentimenti e, in un mondo definito “globalizzato” in cui la nostra patria è il mondo intero, è giunto il momento che diventino un patrimonio di tutti. (Lorenzo Montefreddo)