TAME'  "Ma tu"
   (2021 )

Ah, beh… se non si fossero chiamati con un’espressione di sorpresa, ci avrei pensato io ad esclamare “Toh, guarda…” (Tamè, appunto), ed avrei aggiunto anche: che bella storia! Infatti, questi cinque ragazzotti implementati all’ombra della Mole Antonelliana, si sono formati da appena tre anni e già sono riusciti a plasmare un loro perché, una matrice stlistica braccata ed estrapolata da strade completamente sconosciute alla loro crescita d’ascolti.

E quindi, a forza di darci dentro, in chissà quanti mila minuti di prove, ecco che la formula ricchissima di nu soul, groove, future pop e qualcos’altro d’inafferrabile e intraducibile è servita nel piatto d’argento del debut-album “Ma tu”. Diciamo, al momento, argento ma presto quel vassoio potrà essere d’oro, se i ragazzi andranno avanti con questo passo innovativo.

Inoltre, parliamo di una giovane band per nulla superficiale nelle tematiche trattate, che viceversa sono approfondite con maturità adulta. La prima presa di coscienza è racchiusa in “Pasanè”, che ingloba un significato ben più profondo di quello che si può captare, mentre quante volte ci siamo sentiti incompresi come se stessimo parlando una lingua diversa? Insomma, come se fossimo “Estraneo” all’interlocutore di turno o, peggio ancora, di un familiare a noi caro ed in questo caso è proprio il caso di chiedersi: “Ma ti rendi conto”, traccia che gioca con un atipico slow-soul e qualche effetto sparpagliato con misura.

Poi, scorre lo strumentale flow delicato di “Preludio”, prologo alla splendida e fascinosa ambient-song “Sturbo” con carezza jazzy. Invece, “Manifesti” la vedrei bene in duetto con il Neffa più scanzonato e divertente. Di certo, le riflessioni dell’uomo ricorrono spesso tra le liriche, come “Dinosauri”, ma qui c’è un pizzico d’invettiva morbida verso la sua condizione da privilegiato ma obliatore di contatti che contano come quello con la natura.

Insomma, un essere che tira fuori il meglio di sé “Al buio”: solo così, forse, riesce a ricavarne le risposte illuminanti per la sua vita e, magari, la spinta soul-funk che dà il brano è un binomio che può funzionare. Di “Illogico” in questo album c’è solo il nome della closing-track, ancora ornata con eleganti sonorità fatte di schiocchi di dita, sax suadente e keyboards tirate al minimo.

Ottima scelta quella della Phonarchia Dischi di arruolarli nella loro scuderia per appoggiarli in una release raffinata e d’infrequente classe melodica. I Tamè avranno una prospettiva rosea e una sfilza di imminenti nuovi sostenitori, se saranno capaci di non tradirli, resistendo (in futuro) alle lusinghe di divagazioni popolar-commerciali. Insomma, la linfa buona c’è: se son rose fioriranno… (Max Casali)