I PLEBEI  "Semisterili"
   (2021 )

La band trentina de I Plebei è composta da cinque artisti la cui complicità è l’aspetto che più mi ha colpito dopo l’ascolto del loro nuovo mini album ‘Semisterili’. Complici nei giochi di parole: il nome stesso della band tanto per cominciare, che esplicita un forte senso di appartenenza. Oppure in altre parole, una sorta di dichiarazione, condita da un pizzico d’ironia, che esprime la scelta di stare dalla parte della gente, di far parte di un mondo fatto di cose semplici e veraci, come per esempio creare musica alla portata di tutti.

Altra complicità, la condivisione delle idee e dei progetti: la musica è cultura nonché veicolo di messaggi anche importanti. Pertanto, è logico l’uso dell’italiano in questi racconti travestiti da canzone, una forma cara a certi autori di spessore letterario che hanno fatto grande la canzone d’autore italiana.

In poche parole, usando una metafora stagionale, si avverte l’importanza del tenersi pronti con le vesti adatte per far fronte ad ogni eventuale cambiamento del tempo. Se questo concetto si provasse ad applicarlo oggi alla cultura, potrebbe essere interpretato come un momento storico in cui sono evidentemente inutili i grandi proclami. Di conseguenza, si può intuire quanto sia importante non abbassare né la guardia né lo spessore delle proposte artistiche.

I Plebei non solo lo hanno capito, ma lo hanno successivamente anche dichiarato. E ‘Semisterili’, a mio parere ne è il riassunto condensato, messaggi in musica senza pretese ma dai contenuti nobili e valoriali. Un continuo chiedere e chiedersi da che parte stare, in virtù del fatto che in ogni situazione reale o immaginaria che sia, spesso ci si trova davanti ad un bivio.

Per questo motivo penso che le canzoni di questo disco possano essere interpretate così, partendo fatalmente proprio dal titolo del mini album, che indica una situazione, uno “stare a metà”. Brani come ‘Gioiamara’, che riassume uno stato interiore combattuto e l’alternanza di stati d’animo opposti. Oppure ancora ‘Per Che’, che in due parole fa emergere l’essenza di un conflitto: una domanda o un tributo?

Musicalmente la band propone un folk assassino, combattente, un blues italiano, ed è quasi logico se si pensa da plebeo, da popolano. A tratti potrebbero ricordare qualcosa dei Modena City Ramblers, ma I Plebei sono più attaccati alle radici italiche, al vino più che alla birra. (Mauro Furlan)