LITFIBA  "El diablo"
   (1990 )

C'erano stati i prodromi del successo, quando "Pirata" aveva portato finalmente su tutti i media quella gigantesca scossa di energia che arrivava da Firenze, e "Cangaceiro" e "Tex" che diventarono colonna sonora dell'estate. Serviva un album tutto nuovo, tutto inedito, da servire su una tavola a cui si erano avvicinati frotte di invitati, quasi impensati ai tempi delle cantine. Si parte con una specie di rutto prolungato, e termina con il grido "Resisti". Dentro, tutto il mondo dei Litfiba, che riescono a strizzare un occhio alle classifiche senza però dare l'impressione dell'essersi venduti. Infatti non risulta facile, inizialmente, far passare "El Diablo" sulle radio: ok, non eravamo più in tempi di ultracensura, ma non era nemmeno qualcosa che potesse essere sparato in Piazza San Pietro, per intenderci. Una specie di parodia del rock satanico, con i "666" urlati e i versi al contrario, e la gente impazzì: bastava metterla su, in qualsiasi discoteca rock, per vedere tonnellate di sudore elevarsi dalla pista mentre il popolo pogava felice. Arrivarono altri singoli, "Proibito", e l'eccezionale rifiuto al matrimonio di "Gioconda", ma anche il commosso saluto a Ringo De Palma in "Il volo": c'era un po' di manierismo in certe liriche, questo sì, ma era roba che in mainstream, nella Penisola, non si era mai sentita. Sarebbe da qui nato un decennio sfolgorante, forse intaccato dall'infinita quantità di album-raccolta, mosse di disturbo delle precedenti etichette discografiche, spesso lanciate ad intralciare le uscite ufficiali. Roba di poco conto. (Enrico Faggiano)