TRIO KALA  "Indaco hanami"
   (2021 )

II Trio Kàla (Rita Marcotulli, Ares Tavolazzi e Alfredo Golino) ritorna con Indaco Hanami, nove brani pianistici appassionati e malinconici, dove pianoforte, contrabbasso e batteria formano un tutt’uno inossidabile e fragile al medesimo tempo. Indaco Hanami è un disco che sembra voler rappresentare i punti deboli e forti degli esseri umani.

Variando come al solito tra brani autografi – composizioni firmate dalla pianista Rita Marcotulli e un brano, “Dialogues”, firmato da tutti e tre i membri del gruppo – e rivisitazioni di composizioni altrui della canzone d’autore (Pino Daniele) o di colonne sonore (Nino Rota), il Trio Kàla crea un album fortemente coerente al suo interno, dove il marchio personale di ciascuno dei suoi componenti è evidente e fortissimo. Si compenetrano perfettamente tra loro e al tempo stesso esistono parallelamente, da soli, in un “multiverso” frastagliato e stupendo, dipingendo nel buio performance convincenti.

La tensione dei fraseggi del pezzo d’apertura, “Indaco”, rappresenta un perfetto biglietto da visita dei performer: talento mai fine a sé stesso e intesa sopraffina sono i due capisaldi dei tre musicisti, tutte qualità che fanno vivere in una dimensione liminare e celeste brani come la coinvolgente “Napule È” e la meditabonda “Quando”. Divertente e per certi versi addirittura scanzonata è la rilettura jazzistica di “Lady Madonna”, mentre “I Think It’s Going to Rain” è una cristallina visione di una città sotto la pioggia osservata dalla finestra di un attico.

Il disco corre veloce, funziona in tutti i suoi aspetti, dalle esecuzioni alla produzione, e risulta piacevole e avvolgente. Gli arpeggi pianistici di Marcotulli sono raffinati, essenziali, gocce di rugiada in una mattina nebbiosa, e il contrabbasso e l’apparato ritmico sono altrettanto centrali nell’economia del discorso, come dimostrano episodi davvero notevoli come “Bobo’s Code” e “Cose da Dire”. Indaco Hanami è un album accattivante, un progetto potente, che riesce a raggiungere gli scopi che si era prefissato. (Samuele Conficoni)