BELINDA CARLISLE  "Voila"
   (2007 )

Il grande pubblico ricorda Belinda Carlisle per i suoi esordi al fianco delle Go-Go’s, frizzante gruppo pop-new wave, e poi per la carriera solista, spesso all’insegna di un pop fin troppo edulcorato e commerciale. A distanza di dieci anni dall’ultimo lavoro, e smaltita l’eco dei suoi successi in classifica, l’irrequieta Belinda si ripresenta al pubblico con “Voila”, un progetto discografico molto ambizioso, in cui la cantante si misura con la canzone francese di maestri del genere, come Leo Ferrè, Serge Gainsbourg e Jacques Brel.

Sulla carta il rischio era molto grande: molte di queste canzoni sono considerate dei classici del pop “colto”, e sono state spesso interpretate e rese già immortali da una infinita serie di altri interpreti. La vera sorpresa invece è che il disco funziona a meraviglia, e potrebbe essere definito, in assoluto, il lavoro più convincente di tutta una carriera.

Un merito sicuramente è dell’ottima produzione di John Reynolds (già al fianco, anche nella vita, di Sinead O’Connor), che, forte di collaboratori e musicisti di valore (da ricordare i contributi di Brian Eno e Natacha Atlas) veste di una elegante modernità brani storici, riuscendo così a dare un’impronta di innovazione ad un repertorio fin troppo sfruttato.

Ma è anche (e soprattutto) l’interprete a sorprendere; saranno stati forse gli anni di alti e bassi anche nella vita privata, o forse il misurarsi con un repertorio finalmente adulto, ma qui Belinda canta con la giusta sensibilità brani intensi come “Avec Le Temps” o “Ne Me Quitte Pas”, e padroneggia con disinvoltura e ironia anche quelli più movimentati, da ”Contact”, già interpretata da Brigitte Bardot, al classico francese per eccellenza, “La Vie En Rose”, qui festosamente rivestita di suoni quasi euro-dance.

Unica nota stonata: un disco così ricco e articolato avrebbe meritato una grafica di copertina più accurata. Per il resto, un ritorno da non perdere. (Andrea Maggiore)