TOMMASO LA NOTTE  "Pop notturno"
   (2021 )

Ecco un disco italiano che dovrebbe stupirmi, ho appena letto le note di presentazione e il curriculum di Tommaso si presenta di tutto rispetto. Aperture di concerti di artisti molto bravi, premi e ottimi studi di registrazione, sono curioso.

E allora parto, play. Partenza interessante, ''La fine del capitalismo'' ha echi di Battiato e Diodato, mentre ''Ballano le lucciole'' ricorda ''Messico e Nuvole'', riferimenti colti. ''Shampoo alla camomilla'' parte bene, noto una somiglianza con ''Le cose in comune'' di Silvestri, poi si arena un poco ma ci sta, è pop

''Una poesia di Montale'': piano e voce struggente e ben suonato, la voce un filo ruvida non stona, ma manca quella scintilla per far decollare completamente il pezzo. ''Passano i treni'' descrive bene il trascorrere del tempo, i ricordi che nascono nelle stanze di chi canta, o ascolta, mi incuriosisce: voglio sapere quali treni sono passati e magari si sono persi, occasioni mancate che però non ci vengono svelate, solo suggerite. Bel testo. Merita un paio di ascolti, perché la sua ripetitività può sembrare inizialmente stancante e invece completa quella che fino ad ora è la mia traccia preferita.

''Piedi al Muro'' parte con una frase meravigliosa: ''la felicità è un tornado di buste di plastica'', scusate lo spoiler, che vale il pezzo. La malinconia nel raccontare la felicità può sembrare stonata ma non è così, e ritorna il riferimento ai treni mancati: visto quello fatto da Tommaso fino ad oggi, qualche treno giusto lo ha preso... Mettiamoci un po’ di positività.

''Non mi piaci tu'' è una non dichiarazione d’amore alla ex, ma anche alle cose materiali, quelle cose che scopriamo ci infastidiscono dopo la fine di una relazione che le rendeva, forse, sopportabili. Il disco si chiude con ''Vita in pausa'': musica fresca, ariosa, accattivante, la voce di Tommaso resta malinconica quasi di contrasto. Testo ben scritto.

Finito, considerazioni finali. Un pop notturno, cupo nei testi e nei temi. Temi che a volte ritornano, e che caratterizzano un disco ben prodotto con arrangiamenti che non lasceranno un segno nella storia della musica ma che supportano bene il cantato senza mai sovrastarlo. Un piccolo appunto alla voce di Tommaso lo farei, risulta un filo monotona, e in un paio di punti forse avrei tenuto toni più facili da raggiungere. (Marco Camozzi)