GABRIEL PROKOFIEV & OPENSOUNDORCHESTRA  "Breaking screens"
   (2022 )

Il produttore di musica classica ed elettronica Gabriel Prokofiev, autore di sette concerti, le cui opere sono state eseguite, tra i tanti, anche dalla Seattle Symphony, dalla BBC Philarmonic e dalla Beethoven Orchester Bonn, collabora qui con la OpenSoundOrchestra, un gruppo di musicisti di Mosca specializzati in musica contemporanea, dando vita a un lavoro coeso, coraggioso e appassionato, realizzato a Mosca e poi prodotto a Londra, che attraverso sedici pezzi ci conduce attraverso luoghi misteriosi e fatati.

Con Breaking Screens, uscito per Firma Melodiya Records, Gabriel Prokofiev e la OpenSoundOrchestra dipingono scenari fragili, inquietanti e mozzafiato che, caratteristica comune a entrambi i firmatari di questo lavoro, mescola con raffinatezza e talento più generi, ritmi e atmosfere tra loro, dalla sofisticata avanguardia elettronica di “Be Ready…” all’andante angosciante, anch’esso di sapore electro-sperimentale, di “Seven Steps (to the 7th Floor)”, da melodie ariose e classicheggianti nel senso più tradizionale del termine, pur piene di invenzioni e variazioni ritmiche e strumentali fascinose, come “Sad Colours I” e “Sad Colours II”, limpide e seducenti, alle dissonanze robotiche e interstellari della splendida “Compound Stabular”. C’è soltanto l’imbarazzo della scelta: siate aperti, attenti e preparati.

Il viaggio di Breaking Screens, sedici pezzi per quarantasette minuti di suoni, ritmi e sentimenti sempre diversi e sempre ancorati al diktat del non porsi limiti, primo e unico comandamento di questa comunione d’intenti, sa regalare momenti di serenità e picchi di inquietudine in un saliscendi di cavalcate baldanzose o di paesaggi nebbiosi e intimistici. Che sia l’avanguardia classica di “Memory Fields”, sinistra anche nelle sue aperture melodiche più dolci e avvolgenti, che sia l’inquieta e psicotropa “Ball Games”, pizzicata e nervosa nella sua sinuosità e nella sua rapidità, la certezza è sempre una nota più in là, per adattare una frase molto in voga in questi ultimi mesi; è, infatti, il dubbio a essere il fedele compagno dell’ascoltatore, pronto a essere investito ogni volta da qualcosa di totalmente inaspettato, che siano le inconfondibili corde pizzicate dall’Orchestra o i fragori elettronici prevalentemente firmati da Prokofiev; la pièce – certo così si può chiamare – funziona splendidamente dall’inizio alla fine, e nelle sue ritmiche spesso inciampanti e ancor più spesso stranianti tradisce evidentemente la sua iniziale origine, databile al 2018, di colonna sonora per uno spettacolo di danza.

È così che il connubio artistico di Gabriel Prokofiev e della OpenSoundOrchestra ha potuto funzionare: non si sono messi l’uno a disposizione dell’altra o viceversa ma, forti del loro talento, della loro inventiva e della loro energica ispirazione, hanno collaborato con saggezza e finezza, integrando l’aspetto avanguardistico ed elettronico del progetto, volutamente alienante ma, per sua stessa natura, intensamente illimitato, a quello umano e classicheggiante delle strings pizzicate e di un’orchestra talentuosa e “operaia”: di tutto questo si nutre Breaking Screens dall’inizio alla fine. (Samuele Conficoni)