TRONDHEIM VOICES & EIRIK HEGDAL  "The sound of contemporary living"
   (2022 )

Giochiamo con la voce?

La città di Trondheim, in Norvegia, è un polo per l'innovazione musicale. Ha dato vita alla Trondheim Jazz Orchestra, e nel caso di cui parliamo oggi, alle Trondheim Voices, un coro che spinge il proprio organico nella sperimentazione, tramite compositori creativi. Direttore artistico del coro è Sissel Vera Pettersen, che già abbiamo incontrato assieme a Randi Pontoppidan (http://www.musicmap.it/recdischi/ordinaperr.asp?id=8610), quindi sappiamo cosa aspettarci: le voci non si limiteranno solo a intonare note, ma soffieranno, sospireranno, useranno colpi di glottide e così via.

“The sound of contemporary living”, uscito per il collettivo p!40 Particular Recording, è composta da Eirik Hegdal, compositrice e sassofonista (che qui non usa il sax), e attraverso il coro, ci porta in atmosfere assolutamente algide, glaciali. Si apre con una domanda recitata da tutte le voci: “Do you feel energized?”. Le raccomandazioni sono pronunciate come sull'aereo prima del decollo.

E poi si accende la drum machine e parte il groove coinvolgente di “What about depth”. Che ammonisce: “Too much compression won't harm you. Too much compassion is out of fashion”. Si riferisce alla compressione dei brani musicali nel formato mp3, che taglia parecchie frequenze, dunque taglia anche la profondità della musica. Oggi questo non sembra preoccupare nessuno, e il coro prosegue la critica: “What happened today to depth, to 3D?”.

Interessante, questo approccio adorniano del testo, che trova in elementi tecnici e di produzione musicale, una rappresentazione della società. Perché, nonostante critichi la compressione che appiattisce i suoni, la traccia presenta molta compressione, generando così uno scontro dialettico tra le parole che ascoltiamo e le voci che riceviamo. Paragonano l'assenza di profondità di un formato musicale, con l'assenza di profondità sociale!

Direi che sia sufficiente aver analizzato questo brano, per far intuire l'andazzo generale del disco, e le intenzioni della compositrice Hegdal, che oltre a essere musicista è anche professoressa associata. Le Trondheim Voices rendono tutto estremamente divertente, come in “Every day medicine”, che presenta un fortissimo glissato collettivo. Per chi non conosce i termini tecnici, pensate alla “AAAAAAAA” di “Freak Out!” di Le Chic; solo, molto più lento e più roboante. O le armonizzazioni dissonanti (e disossanti) di “A ballade”.

Con le voci in staccato “Something”, il pensiero va subito a “O Superman” di Laurie Anderson, ma senza vocoder. Le coriste imitano i gabbiani in “Conversation of the gulls”, mentre tornano a recitare in coro raccontando “A curtains tale”. Ipnotizzano in “Spoken word”, giocano con le poliritmie in “Free rhythms”, intonano degli inquietanti “cu cu cu cu” in “Time”, eseguono angoscianti loop in “Arpeggio and the Singers” e ci portano in un sogno sospeso in “Green lights”. Tutto si conclude come si era iniziato, alla fine di “Please proceed”. Il coro azzurro finisce nel silenzio, e poi pronuncia: “Please wait”. E noi attendiamo, diversi secondi di silenzio, per poi spaventarci con la frase finale: “Congratulations. You are energized about life. Please proceed”.

Sì, ammetto di scrivere un po' troppo da accademico; posso aver dato la sensazione che si tratti di un lavoro pesante, polveroso e per pochi addetti ai lavori: al contrario, la sensazione generale è comunque di qualcosa di divertente ed accessibile, oltre che molto efficace nel veicolare il suo contenuto critico. E “What about depth” è davvero un brano che dice cose forti e importanti. (Gilberto Ongaro)