ESTETICA NOIR  "This dream in monochrome"
   (2022 )

David Callcott, meglio noto come Dave Gahan, compie sessant'anni in maggio. Sarà un bel regalo sapere che ha estimatori anche in Italia come gli Estetica Noir, buoni scolari ed esegeti, tra nero e grigio.

Di fronte alla loro musica vengono in mente i Pink Floyd di fine anni Sessanta, che orfani di Barrett stentavano a trovare una propria identità pur avendo potenzialità da vendere. Tanta elettronica, niente di nuovo sul fronte, l'inizio di "Nycthophilia" sembra una canzone metà anni Ottanta dei Talking Heads, ma l'album (pur capace di qualche guizzo alternativo e indipendente, specie quando entrano in scena le chitarre) rimane nell'alveo cui si è destinato.

E' in pieno clima Depeche Mode e affini, di cui questa musica è una seria e sana ricapitolazione accademica, con una band un po' in bianco e nero, appunto, come appare nel video promozionale del nuovo album. Musica ideale per tornare a casa nella notte dopo qualche strapazzo di bagordi, magari nebbiosa o piovosa, sudati e ulcerati.

Un sogno, questo degli Estetica Noir, dove nulla è edulcorato e sintetico, per carità, tutto è buona fattura e qua e là con artigianalità sartoriale.

Cosa manca allora per spiccare il volo? Maneskinizzarsi? Dio ce ne liberi. E Afterhours... o ci nasci o niente. Servirebbe allora forse un po' di contraddizione in più, qualche innesto di imprevedibilità, caos, anche un po' di spudorata menzogna per non soccombere alla retorica del revival fine a sé stesso, appagante ma alla fine anche limitante.

Il prodotto è patinato al punto giusto, un buon ascolto per aspettare la primavera senza farsi troppe illusioni. Di nicchia ma di lusso. Voto 7, di incoraggiamento con strizzatina d'occhio.

Come evidenzia la title track ci sono potenzialità ancora da esplorare e coltivare, con un po' di sano dibattito interno magari (accidenti, ma come suoneranno live questi signori?), magari per rendere il suono più grunge (aggiunte di cori e voci femminili o infantili? Una versione Kula Shaker o Talk Talk dei Depeche?), in sintesi un po' di esplorazione in più non guasterebbe. Anche perché brani come "Autumn" fanno presagire ambizioni strumentali interessanti ben oltre il recinto delle consuete unità melodiche. (Lorenzo Morandotti)