DEAR  "Out of Africa"
   (2022 )

“Out of Africa” è il titolo dell’ultima fatica discografica di Davide Riccio, in arte DeaR, cantante, compositore, polistrumentista e scrittore torinese, nonché artista attivo dagli anni Ottanta, sia come solista che come parte di gruppi.

Si tratta di un’opera imponente, che comprende ben diciannove brani per una durata complessiva molto vicina agli ottanta minuti, e che difficilmente può essere ascritta a un solo genere musicale.

C’è il songwriting più classico accanto al rock, ma ci sono anche elettronica e aperture ambient all’interno di una proposta costruita attraverso una strumentazione classica, ma fra cui spicca la cascata di percussioni.

Il titolo, però, non è casuale, ed ecco quindi anche soluzioni dal respiro più “etnico”, in particolare in termini ritmici: l’esempio più calzante in tal senso è dato dalla titletrack, ma della stessa atmosfera sono intrise anche “Go Back and Get It (Sankofa)” e “Sayings”.

Un riassunto di “Out of Africa”, però, rimane fondamentalmente complesso: aperto dal cantautorato blueseggiante di “Halfaway to You” e chiuso dagli strati elettronici di “In the Beginning (A Pigmy Prayer)”, il disco fra le sue pieghe regala gemme più elettroniche come “I Am from Babylon”, in cui i Depeche Mode incontrano il reggae, e “Tigritude”, ma anche passaggi spinti in direzione più danzereccia dalle percussioni (“Heathen and Hell (The Preacher)”) e altri esempi di canzone d’autore da manuale (“No Words Again”).

“Out of Africa” è l’ennesimo bel lavoro firmato DeaR, un disco che va ad aggiungersi a una produzione già ricca, che testimonia ancora la grande sensibilità artistica e le capacità di ricerca dell’artista torinese. (Piergiuseppe Lippolis)