ZEPHIRO  "Baikonur"
   (2022 )

Un’inaspettata, ottima produzione di post punk italiano, con intriganti rimandi alla cultura dell’est Europa, immaginabili grazie ad un uso di cupi suoni elettronici, ma anche di chitarre acide, che ricordano antiche idee care a The Edge. Anche il colore del cantato in italiano fa la sua parte, dando una forma alle liriche che esteticamente definirei futurista, dai tratti malinconici, quasi dandy.

Ma al di là dell’immagine, la band romana capitanata da Claudio Todesco ha radici lontane. L’ammirabile costanza dimostrata, ha permesso loro un invidiabile bagaglio esperienziale, che a distanza di tempo ha fatto diventare quelle radici solide fondamenta dove poter poggiare la loro musica, creando curiosità ed una certa autorevole considerazione.

Personalmente ho sempre avuto un debole per il suono “plettrato” del basso, una caratteristica dei musicisti dal retaggio punk come Jean-Jacques Burnel degli Stranglers e che in questo disco è particolarmente evidente; un suono maschio e potente, dal suono profondo e decisamente rock. D’accordo, è tipico di certa wave europea degli anni ’80 dal fascino sicuramente allora enfatizzato, ma è anche vero che ha decisamente superato la prova del tempo.

Ho definito le liriche usando il termine “dandy”, atipico per descrivere una forma di scrittura elegante e che profuma di anni ’20, giacche a doppio petto, ricercate pettinature impomatate di brillantina e protette da sobri cappelli. Immagini fugaci, appena accennate ed in bianco e nero, che queste musiche tra il retrò e l’elettronica evocano, facendo magari immaginare la colonna sonora di un vecchio film. Un esempio è la canzone che racconta l’epica figura di Amelia Earhart, aviatrice americana, scomparsa misteriosamente nel Pacifico nel 1937.

I brani chiave sono da una parte ‘Crisalide’, scelta anche come singolo, fieramente ottantiana, un felice incontro tra la melodia all’italiana e gli U2. Poi la straordinaria ‘Di Nostalgia’, che vede come ospite alla voce l’ex Diaframma Miro Sassolini, che dà un’interpretazione tanto ispirata quanto efficace ad un brano che già di suo è penetrante come una lama. (Mauro Furlan)