SERENA FERRARA & SIMONE MOR  "Kemana"
   (2022 )

Metti in valigia un chitarrista flamenco, e una cantante jazz, e parti per un viaggio giramondo. Ma che sia una valigia trasparente. Così, ad ogni tappa, i due vedranno dove si trovano, e inizieranno a suonare e cantare qualcosa legata a quel luogo.

Uscito per l'etichetta Vibra, “Kemana” (che in indonesiano è la domanda “Dove stai andando?”) è un album dal suono non geolocalizzabile. Jazz nella sua essenza, dichiarata in “Dimokransa”, esso unisce ispirazioni brasiliane (specie nel cantato, quasi sempre in portoghese), con suggestioni orientali come in “Timur”, che introduce “Mulai”, ma anche con “Bali light”, che coi suoi gong di piccola taglia, ricorda i concerti gamelan. Questo brano, dalle radici nel sud est asiatico, è però introdotto da “Barat”, un termine che si ritrova in più punti del mondo (Croazia, Pakistan, Indonesia, Francia), che bene simboleggia la proposta musicale meticcia del duo. Il brano lascia spazio da protagonista alla violoncellista Daniela Savoldi, ospite attiva in tutti i brani.

C'è spazio anche per due passaggi siculi. In “Portami la luna”, Ferrara mette da parte il portoghese per cantare in un siciliano della parte orientale (Messina, Catania...). Tra i tanti ospiti di spessore, qui spicca al basso la presenza di Nicola Fasani, meglio noto come Faso di Elio e le Storie Tese. Durante lo sviluppo del pezzo, il basso si mantiene docile sulla ritmica, ma verso la fine ci mette la sua firma virtuosa. Nonostante il dialetto, il brano mantiene coordinate sudamericane. Con “A Pedi Nudi” invece, anche la musica viene investita dal carattere della Trinacria: la cantante intona una melodia toccante, che avrebbe potuto cantare Modugno per il suo pesce spada innamorato. La chitarra in assolo di Mor ci riporta in Spagna. Penisola iberica e Sicilia hanno molto in comune, oltre all'arte barocca.

Il viaggio nel disco inizia con “Zenit”, dove la cantante sovraincide più volte la propria voce, creando un'armonizzazione ipnotica, sostenuta da respiri ritmici. Zenit è il punto in asse nel cielo, dove all'equatore si può vedere arrivare il sole. Nadir invece è il punto opposto, raggiunto dal sole quando dove sei è notte. E “Nadir” è il penultimo brano, dove il chitarrista crea un clima sospeso ma tranquillo, che introduce il finale “Dimbambé”, che in camerunense significa “identità”. Un brano con accenti ben marcati dalla chitarra, ma dalla natura soffice, con le percussioni ad arricchire il groove, e il violoncello a dare lente e calde note di fondo.

“Kemana” è un disco cosmopolita, che annulla i confini, come da quarant'anni accade sempre più nella musica, ma senza cadere nei cliché della world music, mantenendo integri gli stili presi in prestito, e mettendoli in comunicazione. Al ritorno a casa però, ricordatevi di liberare i due dalla valigia! (Gilberto Ongaro)