ANTON TOORELL  "Solos"
   (2022 )

Un uomo, due chitarre acustiche. Suonate contemporaneamente. Una in posizione normale, l'altra orizzontale, posizionata sul grembo. Questa è la particolarità da tenere a mente, ascoltando “Solos”, esordio dell'artista svedese Anton Toorell.

Uscito l'11 febbraio 2022 per Ace Tunes, “Solos” contiene sette composizioni soliste, selezionate da Toorell tra le tante che ha sviluppato tra il 2019 e il 2021. La direzione generale dei brani va in una certa ripetitività ricercata, dei loop di arpeggi sulla prima chitarra, sui quali Anton fa vibrare note basse nella seconda, come in “Beginning” in maniera chiara, quasi didascalica. Come a dire: “Questo è quello che faccio”. Poi, coi brani successivi, le cose si complicano, nel senso che le texture che il chitarrista crea sono così fitte che non si riesce a distinguere cosa faccia con una chitarra e cosa con l'altra, se non assistendo a un'esibizione dal vivo.

In “Chords”, come preannuncia il titolo, ascoltiamo degli “accordoni”, statici ma molto suggestivi. Nella fitta tessitura di “Snares”, si sentono qua e là campioni di rullante eseguiti dal vivo, e poi messi in loop con la loop station. Con “Cid” e “Mode 2” torniamo alle sole due chitarre, con arpeggi ipnotici, specialmente nel secondo brano tra questi due. Con “Sticks”, se pensate di ascoltare un mandolino o altro strumento più piccolo, siete in inganno: è una chitarra, ma con le corde divise in due (forse con il capotasto). L'effetto ottenuto è quello di suoni più squillanti, che nel loop diventano un formicolio solleticante.

Infine, per “Off somewhere” Toorell cambia strumento: una cetra da tavolo. L'intenzione del brano è quella di snocciolare a fondo una sequenza di accordi, effettuati e mantenuti fermi fino a quando si smorzano. Per com'è strutturato, può sembrare più una “prova” che un brano, un insieme di appunti per poi studiare l'effetto delle pennate sullo strumento, a volte più rapide a volte più lente. Ma al contempo, anche chi ascolta ne gode i benefici. Come esordio, “Solos” è un piccolo assaggio di un artista ancora da inquadrare, anche se già chiaramente indirizzato allo sperimentalismo. (Gilberto Ongaro)