JOZEF VAN WISSEM  "Behold! I make all things new"
   (2022 )

Chi ha detto che fare avanguardia significhi solo guardare avanti? A volte, recuperare dal passato è molto più futuristico. Uscito per la Incunabulum Records, “Behold! I make all things new” è un disco strumentale di Jozef Van Wissem, artista olandese specializzato nell'uso inconsueto del liuto e del liuto barocco, nel contesto della musica contemporanea. Utilizzando in modo minimale l'elettronica, senza mai snaturare il suono originario dello strumento, Van Wissem realizza qui musiche prive di testo, per un motivo preciso: non c'è bisogno di parole, per esprimere quanto desiderato. I titoli sono tutti appelli di stampo mistico e chiaramente cristiano: “The cool shade of Eternity”, ad esempio, è basata su due accordi, quello principale maggiore, e la sua seconda minore. Si crea così una stabilità, una sorta di presente costante, che allude appunto all'eternità e alla pace che da essa deriva.

Gli altri titoli sono ancora più esplicitamente carichi di forza della fede: “What hearts must bleed, what tears must flow”, “All become one, one become all”, “A new earth”, “Your flesh will rise in glory on the day of the resurrection”, “Enter into the joy of our Lord”. Anche quest'ultima è basata su due accordi, stavolta il principale maggiore e poi un tono sotto, sempre maggiore, che crea attesa e trepidazione. Ma sempre con tutta la calma possibile (dura 14 minuti), per apprezzare ogni suono fino al suo smorzamento. Il rischio di ipnosi è alto, ma questo aiuta, se si vuole meditare. Ecco, grazie al liuto, un esempio di meditazione occidentale, un ritrovo di spiritualità del tutto europea, da recuperare senza dover scimmiottare quella orientale, che forse ricerchiamo solo perché schifiamo la nostra (come canta Guccini in “Addio”, quando dà l'addio “alle magie di moda delle religioni orientali, che da noi nascondono soltanto vuoti di pensiero”).

Fra i titoli, fa eccezione “The adornment”, che vuol dire semplicemente “la decorazione”, che chiude il disco con un semplice giro armonico dolce, ma più spedito (niente ipnosi), per riconciliarsi in pace con la realtà, dopo essersi scrutati dentro. Jozef Van Wissem ci fa apprezzare uno strumento antico come il liuto barocco, proiettandolo in un futuro neoclassico, nel quale speriamo un giorno di proiettarci, per aprire un nuovo Rinascimento musicale, sociale e culturale. (Gilberto Ongaro)