ESDI'  "30 inverni"
   (2022 )

Spesso ho impattato rapper petulanti e presuntuosi e, sinceramente, anche molto sopravvalutati, poiché non si possono definire i nuovi cantautori del nuovo millennio... dai! Buone metriche, talvolta ottimi testi, ma da qui a dire che hanno ri-stilizzato la tradizione ce ne passa di acqua sotto i ponti.

Però, le rare eccezioni non mancano, e ho preso cura dell'analisi del quarto album di Esdì (Enrico Loprevite) avendolo sentito intriso di onestà e nobili idealismi.

Ha rischiato di non far uscire proprio l'atto più riuscito, visceralmente parlando, e ciò a casa mia si chiama umiltà e, quando regna, tanto di cappello alla sincerità. C'è voluta l'intercessione del producer Whitenoise28 per accendergli la convinzione dell'ottima prova scritta, che non poteva finire relegata in un cassetto o ascoltata nella limitante sfera personale della serie "me la canto e me la suono...".

E poi, cosa sarebbe successo? Quasi certamente che il dubbio "...se fosse uscito forse...", ed invece eccola quà la bellezza della sua prova del nove: tanti in brani in elenco, per una tracklist che erutta sintomatologie introspettive, con la consapevolezza che, entrato nel mondo adulto, vanno abbracciate (per forza di cose) le nuove responsabilità che la crescita impone. Di fronte a tutto questo non si spaventa di certo, sia chiaro. Anzi! Voltura delusioni amicali, di colleghi pseudo-sinceri ed attacchi d'ansia con la pozione magica di "30 inverni", che gli restituisce uno stato di grazia che, evidentemente, non si aspettava neanche lui, dubbioso di riceverlo cosi presto, a testimonianza di come quest'album, alla fine, risulti altamente terapeutico e salvifico.

Titolo eloquente, che la dice lunga di quanto il Nostro non solo abbia voglia di esularsi da scontati modi di dire (solitamente: quanti anni hai? Quest'anno tocco le 30 primavere...). Invece, per Esdì sono "inverni" rappresentativi di quanto gelo addosso gli ha gettato l'esperiemza.

In prima battuta, scodella il drum'n'bass dell'intensa "Intro(spezione)", mentre sputa veleno nell'abrasiva "Me" che annovera il featuring del suddetto produttore. Dopo la discorsiva "Skit:un senso", corredata da punteggiature romanesche, ecco che le tessere del suo "Puzzle" incastrano altre veemenze invettive contro coloro che col Covid ci hanno speculato e contro chi si professa leale ma col risvolto furbetto tipicamente italiano.

Mai presuntuoso, Esdì ribadisce che la sua è "Una vita normale" (...forse anche troppo...) e condivide il concetto col suo socio dei Santa Sangre Lebby J., ospitandolo in un duetto tutto acido e rasoio. Non è il solito disco-rap, e sono certo che non rimarrà "Un ricordo soltanto", poichè vige grinta, speranza, ed il rapper lancia allarmi con soffusa nostalgia, e la "Guerra dentro" che combatte introspettivamente gli viene dettata da un impeto maturo, adulto, senza retorica.

Accompagna la chiusura, la presenza della debuttante singer Silvia nella minimale "30 inverni/Titoli di coda", contornata da un'aurea funesta ma esplicativa di rabbia e delusione. Con questa prova, Enrico si dimostra ormai evoluto come uomo e come artista, già ben forgiato dall'esperienza come produttore, come artista e come performer di varie jam-session. Ora, il suo timore è che nella sconfinata galassia musicale pochi accenderanno la stella di "30 inverni" ma su questo può dormire sonni tranquilli, poiché quando l'arte è espressa con cuore aperto, la gente lo capta all'istante. Tranqi, fra! Avanti cosi... (Max Casali)