LA NUOVA PIPPOLESE  "Canzoni per grilli e rificolone"
   (2022 )

Da veneto che vorrebbe prendersi la cittadinanza toscana, son proprio contento di presentarvi “Canzoni per grilli e rificolone”, l'album di debutto de La Nuova Pippolese. Ma che cos'è la Nuova Pippolese? E le rificolone?

Ce lo spiegano loro, nella prima traccia. Con teatralità tendente al birignao, nostalgia e marcato accento fiorentino, la voce di Gaia Nanni ci racconta di un'orchestra di musica popolare, la Pippolese, che suonava i mandolini col pippolo, cioè col plettro; quando arrivavano, la gente faceva festa, “accorreva tenendosi il cappello o la borsetta stretta in petto”. Ma il “brodo melmoso” dell'alluvione del '66 si portò via tutto, strumenti compresi. Così, Nanni ci annuncia “con i lucciconi agli occhi”, che l'associazione La Scena Muta ha riportato in vita la Nuova Pippolese!

La carrellata di brani tradizionali fiorentini non poteva non iniziare con l'iconica “Porta un bacione a Firenze”, in cui cantano ospiti nientemeno che Irene Grandi e Alessandro Benvenuti. Dopodiché, ci addentriamo in un repertorio meno conosciuto da chi è fuori le mura... per non dire fuori dal Granducato.

L'orchestra del primo Novecento cantava su carri ambulanti, andando nelle Cascine per sagre e feste varie, come quella della Rificolona (tra il 6 e il 7 settembre). In questa sola frase sono nascoste tre canzoni. Uno: la “rificolona” è una donna di campagna che cerca di vestirsi elegante, ma risulta imbacuccata in maniera buffa. “La canzone della Rificolona” gioca su questo, con un coro femminile e uno maschile alternati, fino ad unirsi in: “Ona ona ona, ma che bella rificolona”!

Due: a proposito delle Cascine, in “Mattinata fiorentina” si canta così: “È primavera, svegliatevi bambine, alle cascine Messer Aprile fa il rubacuor. E a tarda sera, madonne fiorentine, quante forcine si troveranno sui prati in fior”. Tre: i carri. “Sulla carrozzella” racconta che la carrozza non è solo un mezzo alternativo alla moderna macchina; allude anche a un trasportatore ammiccante che, se ti va, ti porta con l'amante dove nessuno ti vede. Perché in fondo sì, è bella la velocità, “se però tu sei con la tua bella, nel tassì di certo non la porterai”.

Oltre alla carrozza, c'è anche una canzone dedicata alla cavalla che la trasportava, “Gigia”, ormai prossima alla pensione, dato che “l'è diventata la criniera bigia”. L'amore equino torna ancora, con “Com'è bello guidare i cavalli”, “e trottare per strade e valli”, facendo schioccare la frusta “che guizza, poi si distende”. I ritornelli sono quasi tutti cantati in coro all'unisono, evocando quel sentore di festa popolare che non si sentiva da molto.

Cosimo Ravenni ci canta “Firenze”, dedica alla città da amare “senza reticenze”. In “Firenze sogna” il mandolino si comporta... da mandolino, come ce lo aspettiamo: trilla con ardore, e la canzone, come da consuetudine del liscio, ha la strofa in tonalità minore che si risolve nel ritornello maggiore. E qui non importa se hai 90 anni o 20, la bellezza musicale non ha età, mentre “sull'Arno d'argento si specchia il firmamento”. “Il valzer della povera gente” è un valzer “fatto di niente”, ma “con due chitarre e un organino si balla fino al mattino”, al ritmo di zumpappà.

Si continua nel solco della spiritosaggine con l'inedito, firmato da Cusumano e Bargiacchi: “FI PI LI”, dedicato alla nuova superstrada: “Appena inaugurata, il fondo strada che ricordo tetro, due gocce sole e la carreggiata piena di pozze profonde mezzo metro. Ma anche con l'asciutto quell'asfalto tutto spaccato, manca poco e mi ribalto!” Si fa per ischerzo!

E allora, se volete tuffarvi nella tradizione della terra del giglio viola, tappa imprescindibile è passare ad ascoltare La Nuova Pippolese, ed il loro contagioso entusiasmo! (Gilberto Ongaro)