SINTESI DEL VIAGGIO DI ES  "Gli alberi di Stavropol"
   (2022 )

Già mi immagino alcune vostre espressioni facciali all’atto di pronunciare la parola “prog”: sorpresa, dubbio, perplessità o (perché no?) gagliardo! Sì, perché questo genere, che tanti danno per datato, invece ancora splende nelle anime di alcune band coriacee che credono nel filone e ne restaurano l’humus linfatico, come la band emiliana dei Sintesi del Viaggio Di Es, formata da 3 membri dei gloriosi Sithonia (Marco Giovannini, Sauro Musi, Valerio Roda) ed affiancati da Maurizio Pezzoli, Eleonora Montenegro e Nicola Alberghini.

Dopo l’esordio del 2017 “Il sole alle spalle” è ora la volta di “Gli alberi di Stavropol”, ancora supportati dalla Lizard Records, sempre guardinga alle proposte talentuose. Con i Sintesi, la label può dormire sonni tranquilli perché le garanzie che offrono sono di larga gittata: dalla cura dei suoni, agli arrangiamenti chirurgici e pertinenti, al re-styling intrinseco.

A tirare le somme sono una cinquantina di minuti molto godibili, sempre che il pregiudizio non vi prenda la mano verso sonorità che hanno fatto la storia del progressive negli anni ’70-’80. Allora, menti aperte e padiglioni percettivi perché nelle 10 tracce dell’opera si odono finezze a tutto tondo e orchestrazioni mirabili, non col fine di esagerare ma, bensì, con l’intento di donare ancora un brivido dimenticato in quegli anni.

I 6 ragazzi scelgono come nucleo tematico la Natura e gli alberi della cittadina russa del Caucaso, capaci di colloquiare tra loro nel vento notturno come anime pullulanti e destando, così, un fascino del tutto esclusivo e riassuntivo di emozioni. Tra il leggiadro piglio esecutivo di “Una nuova passeggiata”, strali di hard-prog come “Strade di fango” e la vivacità di “L’età dell’oro”, non manca (anche in questo secondo capitolo) la perla di una magnifica suite come la conclusiva “Il viaggio di Es”, nel quale il soave flauto della Montenegro ci porta a rimembrare i tempi d’oro di PFM e Jethro Tull, con varianti dinamiche ed improvvise stoppate: 14 minuti che non capita tutti i giorni di impattare con siffatta maestria. Eppoi, che dire degli echi PinkFloydiani uditi nella fascinosa e pacifica “Grazie per gli anni e per i giorni”? Che, al momento giusto, le parole sono un’appendice inutile e talvolta ingombrante, per lasciar spazio a suggestioni intense.

Insomma, una perfetta… Sintesi tra vintage e modernità. (Max Casali)