JACOPO FERRAZZA  "Fantāsia"
   (2022 )

Dopo l'esordio di ''Wood Tales'', i Racconti di Legno, album dalla forte tonalitā crepuscolare, Jacopo Ferrazza puō esibire in ''Fantāsia'', suo secondo lavoro, una dimensione musicale che spazia dall'onirico all'ondivago, avvalendosi anche del contributo luminoso di strumentisti di grande valore, parliamo del trombettista Fabrizio Bosso e del sassofonista soprano Marcello Allulli.

La risultante č una raccolta dal valore musicale adamantino, che si apre con il brano che dā nome all'intero album. La voce cadenzata e limpida di Alessandra Diodati introduce un invocante "Your friends keep you mind revelation", quasi un ponte tra il passato, fatto di bui confini di pandemia - il precedente ''Wood Tales'' venne realizzato interamente nella seconda parte del dilagare del Covid - e la luce della rinascita, cosė come traspare dalle due parti che compongono il brano, scandite proprio dall'ingresso della tromba di Bosso.

Armonie che si incoraggiano e che incoraggiano, la voce sposa un perfetto accordo strumentale inaugurato dal pianoforte in una ouverture molto simile alle suites ottocentesche. Primo atto dell'opera di Jacopo Ferrazza sarā la successiva "The Explorers", distillato di jazz filo ellingtoniano in cui interagiscono ariosamente la batteria di Valerio Vantaggio, il violoncello di Livia De Romanis e il pianoforte di Enrico Zanisi. Una visione appunto onirica e fantastica, che unisce il jazz moderno, la musica cameristica e quella elettronica.

La voce di Alessandra Diodati apre ''River Theater'', un crescendo di duetto vocalico e strumentale, sempre scandito dalle due variazioni tematiche del contrabbasso e sfumato dal piano, poi protagonista stavolta della parte centrale del brano. A differenza di ''Fantāsia'' l'onirismo č pių palpabile in tutti e sei i minuti, nel precedente motivo lo si avvertiva solo al termine della lunga intro.

La cultura musicale armonica di Ferrazza si espone nel contemporary di ''Old Souls'', in cui ritroviamo la preziosa tromba di Fabrizio Bosso, e manifesta una altissima suggestione nella splendida ''Land of Time'', altro notturno in cui le tastiere di Enrico Zanisi vanno a delineare un ritratto di pensiero delicato, intrigante, e perfino suadente.

Le nove tracce di questo album fanno susseguire immagini sconnesse, sono null'altro che i nostri sogni, immaginifici, impensabili, sconnessi. Vediamo l'armonia accelerata di ''La Course'' e subito dopo conviviamo con il vortice di tempesta di ''Blue Glow'': l'impeto, la compostezza. Il lato accessibile e quello indomabile della personalitā di ogni essere. (Leo Cotugno)