AUTUNE  "Komorebi"
   (2022 )

Inizialmente trovandomi di fronte a questo "Komorebi" sono stato incuriosito dalla parola stessa il cui significato in giapponese rende: "luce che filtra tra le foglie degli alberi". Del resto dietro all'altra parola che ha attirato la mia attenzione, Autune, si pone l'autore Davi Vale, pugliese trasferitosi in Svizzera. Il nome “Autune” nasce dal gioco di parole che fonde “autumn” con la parola “tune”.

Da qui definiamo subito che siamo di fronte a musica che si ispira a stati d'animo e sensazioni legate alla natura.

Altra caratteristica dominante è la cifra elettronica dei brani, tutti sapientemente calibrati e mixati negli effetti e nelle ritmiche, ottenendo una diversità di stili riconducibili direi comunque in un ambient/pop di classe. Raffinati testi cantati in inglese chiudono il cerchio.

Le dieci tracce del disco fluiscono con leggerezza comunicando un mood positivo. Cito su tutte la n° 9 ''Wine glass refraction'' dove, nonostante la breve durata (appena un minuto e 26"), percepisco le "radici" del comporre di Autune... eppure mi arrivano The The e Blancmange...!

Altro episodio notevole che emerge fra gli altri è il brano 7 ''Like a plant in a green house (Chlorophil)'' con quel bel ritmo in controtempo. In ''Pedro from the pillow'' (traccia 5) un azzeccato fraseggio in lingua francese alla Stromae...!

Album curato nelle ritmiche e negli effetti ma che tende forse a "scivolare" sull'ascoltatore, nel senso che non si fa afferrare... potrei dire che ci sento i Chemical Brothers come anche un eco di Phoenix... Voto 7-. (Roberto Celi)