ECOFIBRA  "Maledetto vintage"
   (2022 )

Volevano giungere al debutto col fortissimo l’anelito d’indossare il vestito della ricerca e, a conti fatti, ci son riusciti molto bene.

Per la giovane band ferrarese degli Ecofibra, tutto ciò era alla base per dosarsi una propria identità, senza tener conto di tendenze e capricci modaioli, poiché agli 8 brani di “Maledetto vintage” non puoi contestargli di non avere un proprio carattere stilistico e, francamente, della varietà delle proposte di recente se ne era perso traccia ed invece, grazie alla delegazione romagnola, il piacere dell’ascolto è restituito con gli interessi.

Ovviamente, alle spalle, c’è una produzione con i controfiocchi ma non per questo i meriti individuali del combo sono da meno. Già la metà dei brani sono usciti come singoli: “Abituata” lancia l’anatema contro i clichè e le abitudini, “Sospesi” esprime, al contempo, potenza e malinconia con strali assemblativi inusuali ma non per questo meno efficaci, mentre “Noiamaledizione” ha il piglio sontuoso degli Imagine Dragons, ma è “Pranzo di critiche” che svetta nel pokerino degli estratti di punta poiché riassuntiva di energia, astrattismo e bizzarria esecutiva.

La band non mostra mai il “Fiato corto” ma, invece, sa spingere sul pedale delle prove tecniche di trasmissione con un atto eclettico e sghembo quanto basta per battere le mani. Cala leggermente il “Buio” sull’asse scritturale dei Nostri, ma riprendono vigore intensivo nell’incalzante pop-punk di “Basterai”. Alla campana dell’ultimo giro, confermano che questo disco è un piccolo e promettente “Miracolo” propositivo, indice di una personalità in modalità work-in-progress, della quale sicuramente daranno ulteriori prove nelle prossime releases.

Tout court, “Maledetto vintage” lancia il grido di un rock insolito, stanco di essere riservato solo ai Big, ai quali certamente va dato l’onore di aver scritto capitoli importanti, ma ora tocca riconoscere il merito anche alle nuove leve, che di cose ne han davvero tante da dire e molto bene! Avanti così, raga… (Max Casali)