MINRU  "Liminality"
   (2022 )

A volte quello che si prova quando ci tocca da vicino un evento forte, provoca un dissesto interiore tale da mettere in discussione anche il nostro rapporto con gli altri.

Non che questo debba nascondere qualcosa di negativo, anzi. Normalmente dovrebbero essere occasioni utili per crescere, accrescere la saggezza, importante a sua volta per affrontare le incognite della vita.

Caroline Blomqvist in arte Minru, artista svedese trapiantata a Berlino, ha dovuto affrontare un lutto che le ha sconvolto la vita, e ‘Liminality’ è stato, se così si può dire, la sua terapia, il frutto della sua elaborazione.

È singolare che un album di debutto parli di morte, della ricerca di quello che c’è dopo, ma al di là di questo mi son trovato di fronte ad un lavoro profondo, onesto, dalle tinte lievi e delicate. Un disco, dicevo, dove si percepiscono il dolore, la malinconia e una comprensibile confusione.

È Minru stessa a raccontare come ha dovuto affrontare un percorso fatto di emozioni molto forti e meditazioni, che poi non si sono tramutate in disperazione, ma piuttosto veicolate in qualcosa di più importante e costruttivo, cercando di consolidare le fondamenta di un’esistenza che cercava un senso.

Il lavoro è di un livello creativo molto alto, soprattutto perché all’ascolto la giovane cantautrice ha dimostrato di aver avuto le idee molto chiare sul suo concepimento. La semplicità strutturale dei brani ha permesso così a Minru di azzardare una registrazione casalinga, grazie anche alla complicità di qualche amico che le ha prestato qualche strumento.

Inoltre, oltre alla sua determinazione, poteva contare sull’intimità di un vecchio appartamento dove si è rifugiata in solitudine e senza porsi problemi di tempo. Tutti elementi che si sono riversati di conseguenza nelle esecuzioni, diventando invidiabili qualità.

‘Liminality’ è un disco dalle atmosfere tipicamente nordiche, ricco d’introspezione, dal piglio dark folk ma che lascia intravedere un briciolo di speranza. La voce ispiratissima di Minru ricorda l’altrettanto disperata, angelica voce di Elena Tonra dei Daughter, e le musiche superbamente arrangiate e missate presso uno studio di Berlino, senz’altro colpiranno i fan dei già citati Daughter, ma secondo me si possono trovare agganci anche nell’indie rock americano, dentro l’elettronica minimale dei Mum e nei Pink Floyd più riflessivi.

Non so se Minru riuscirà a proporre queste musiche dal vivo senza emozionarsi, ma se ci riuscisse, sicuramente un segno lo lascerebbe. (Mauro Furlan)