STEFANO MONTELLO  "Il tempo delle erbacce (sei pezzi facili)"
   (2022 )

L’abbinamento letteratura-canzoni mi desta sempre un magnetismo particolare, poiché ritengo che chi ne fa ricorso abbia valide cose da dire in doppia modalità, per lasciar libero l’usufruitore di scegliere i tempi di assimilazione.

Infatti, c'è chi preferisce dilatare la lettura con maggior ponderazione, oppure chi gradisce gustarsi momenti più ridotti ma non semplicistici: questo libro-e.p. di Stefano Montello “Il tempo delle erbacce (sei pezzi facili)” accontenterà un po' tutti ma, a dispetto del titolo, non cadiamo nel tranello che scrivere sei canzoni sia stata un’operazione cosi a portata di mano. Dietro c’è tanto lavoro, come naturalmente la scrittura di un libro.

La semplicità è, senz’altro un bel punto di forza di quest’opera e ve ne accorgerete già dal primo episodio “Sementi”, che coccola con un pizzico di malinconia latente, e la sua minimalità propositiva tocca le corde emotive anche nella seguente “La parte migliore”, che il Nostro sa tirare fuori davvero con brillante spirito.

Invece, quasi rasentando una sorta di spoken-word, Montello ci regala l’etno-oscurità di “Il popolo”: un narrato deciso, sintomo di spiccato amore verso la gente. Con scarna linearità esecutiva, l'autore centra il bersaglio cantautorale con il piglio empatico di “Lucifero”, che ci induce nella tentazione di coinvolgerci nelle belle atmosfere da storyteller incisivo e sicuro di ciò che dice. Stefano racconta, propone, ipotizza, suggerisce ma, attenzione! Non impone mai il suo pensiero come verità assoluta, ma si limita a descrivere fluentemente le sue esperienze, i suoi quadretti di vita, le sue osservazioni perspicaci senza la spocchia culturale o letteraria (che sarebbe già notevole per numero di pubblicazioni editoriali e non).

Con un cantare basso, striato di minimal-blues, ed un velato percussivo oscuro, ci avvolge poi nell’ipnotica titletrack, densa di sentimento e ricordi. Al capolinea, si scende con la passionale “Il compagno Santiago”, tra parlato ed escursus cantati. Complice il prezioso apporto alla produzione di Bruno Cimenti, “Il tempo delle erbacce (sei pezzi facili)” è un disco fine e diretto, che non arriverà probabilmente ai teenagers di oggi, cosi pigri nel prestare attenzione a robe non in linea con la loro età ma, fortunatamente, cullerà l’orecchio di chi ancora crede che esista qualcuno che si impegna a scrivere canzoni con veemenza intellettiva ed onestà confidenziale. Insomma, si prova la rara sensazione di conceder fiducia a pelle ad un sincero e nuovo amico del pentagramma: Stefano Montello. Chi trova un amico trova un tesoro. (Max Casali)